«Non si comprende l'Italia se non si studia il Medioevo»L'ultima intervista «Famille Chrétienne»

«La guerra è stata l'esperienza più importante della mia vita, in particolare quei 28 giorni sul Don. L'esperienza della guerra, con il sangue, la sofferenza, i volti segnati dall'angoscia, la puzza, gli escrementi, i corpi trasformati in carogne, persino il cannibalismo... Ne ho parlato molto nei miei libri».
Lo dice Eugenio Corti nella sua ultima intervista, concessa pochi giorni fa al settimanale francese Famille Chrétienne. Lo scopo dell'incontro con la rivista cattolica è il lancio del suo libro Histoire d'Angelina et autres récits presso L'Áge d'Homme, vale a dire la raccolta di scritti dedicati al Medioevo. Con al centro, come suggerisce il titolo, la storia della beata Angelina di Marsciano (1357-1435), fondatrice del Terz'Ordine Francescano Regolare, fra l'altro antenata di Vanda, la moglie dello scrittore.
«Non si può comprendere l'Italia se non si studia il suo Medioevo. Il Medioevo è un periodo storico che mi piace molto, dal punto di vista politico, artistico, religioso», dice l'autore di Il cavallo rosso. «Ciò che mi affascina è l'adesione costante alla filosofia cristiana e, accanto a questa, a quella dell'antica Grecia. Tutta la tradizione filosofica dell'Occidente è presente nel Medioevo cristiano».
Quanto agli autori che, in generale, stima maggiormente, Corti cita in primo luogo Omero. «È il punto di partenza della cultura occidentale. Poi viene Dante, con il suo canto universale teso verso l'eternità».


E a che cosa serve oggi la letteratura? Qual è la sua autentica vocazione? «Serve - risponde Corti - a farci conoscere le cose più importanti che ci hanno preceduto. Io m'inscrivo in una tradizione che parte da Omero e arriva fino a Tolstoj. Oggi il popolo è il mio maestro. Scrivo alla maniera antica, come un tempo si scrivevano, nel Medioevo, i “libri d'ore”».

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