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Ma perché Craxi per la sinistra è sempre il Male?

Non c'è altro leader politico nell'intera storia repubblicana, come Bettino Craxi, la cui memoria sia stata inghiottita in un buco nero che ha annichilito insieme la sua figura e il suo partito

Ma perché Craxi per la sinistra è sempre il Male?

Si tiene oggi a Roma, a Palazzo Giustiniani, organizzato dalla Fondazione Craxi, il convegno "Il Governo Craxi". Pubblichiamo una parte dell'intervento dello storico Roberto Chiarini.

Non c'è altro leader politico nell'intera storia repubblicana, come Bettino Craxi, la cui memoria sia stata inghiottita in un buco nero che ha annichilito insieme la sua figura e il suo partito. Craxi resta l'icona principe di Tangentopoli a tal punto che la condanna morale ha finito per proiettare a ritroso sulla sua complessiva biografia politica l'ombra di un giudizio liquidatorio. \. Molto più restia della destra a rivedere il suo giudizio sulla figura e l'opera del leader socialista si è rivelata la sinistra. Una parte, nettamente maggioritaria tra il suo popolo, solo a sentir parlare di una riabilitazione, anche se parziale, dell'odiato Bettino grida alla provocazione...

Non mancano, però anche quanti sono disposti a definire «grandi» i suoi «meriti» (Petruccioli) o a riconoscergli di aver saputo cogliere la novità degli anni '80: «il gran bisogno - e la gran voglia - che l'Italia cominciava a provare di modernizzarsi. Di rinnovare, cioè, la struttura produttiva, le forme dello Stato sociale, gli assetti istituzionali, il modo d'essere e di vivere» (Fassino). Non è poco, ma non si è rivelato ancora sufficiente a spingere la sinistra a produrre uno sforzo di storicizzazione capace di reintegrare il leader del Psi nell'alveo del socialismo democratico. Ha pesato certo la virulenza degli scontri consumatisi a suo tempo. Ma a perpetuare l'opera di demonizzazione di Craxi ha contribuito la forza di pulsioni profonde a lui ostili. Innanzitutto, la contrarietà degli orfani di Berlinguer a riconciliarsi con il socialismo democratico. In secondo luogo, il bisogno di trovare un utile alibi per evitare di rimettere in discussione un'identità bocciata dalla storia ma che si vuole a tutti i costi salvaguardare, chiedendo tutt'al più alla morale quel che l'ideologia non può più dare.

Ma per questa via l'ostracismo tenuto in vita nei confronti del fautore anzitempo di un riformismo allora osteggiato ha finito per rivelarsi lo specchio della persistente difficoltà a confrontarsi con le nuove sfide del presente.

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