Pignatelli e «M77» Quando l'arte lascia un segno

Pignatelli e «M77» Quando l'arte lascia un segno

Mancava dalla sua città da oltre quindici anni, nonostante nel frattempo abbia fatto mostre in tutta Italia - compresa la Biennale di Venezia nel 2009 - e nel mondo, ad esempio New York e Parigi. E ha scelto di tornarci con un lavoro completamente nuovo e sorprendente in uno spazio che apre proprio con lui.
Si attendeva da tempo a Milano una mostra personale di Luca Pignatelli, uno dei pittori più solidi sul mercato che, a poco più di 50 anni, può essere considerato un classico della sua generazione. Cresciuto tra le architetture di Aldo Rossi e gli scritti di Giovanni Testori, Pignatelli rappresenta l'anello mancante tra la pittura figurativa e un atteggiamento molto più concettuale della nostra arte, che prende avvio in Burri e si radica nell'Arte Povera. Noto per le citazioni dall'antico, i grandi paesaggi, treni, aerei, insomma un repertorio iconografico che lo rende inconfondibile, riportato su grandi tele di juta che sono il suo materiale di elezione, per questo suo «secondo debutto» meneghino Luca ha compiuto una sorta di salto triplo affrontando la carta con un groviglio di segni e gesti che possono suonare imprevedibili a chi non ne conosce l'ansia sperimentale che lo insegue di continuo.
Fa notizia che la première di Pignatelli (Off paper il titolo della mostra, fino al 27 settembre) coincida con l'apertura di un nuovo spazio a Milano, la galleria «M77», il cui logotipo - disegnato da Fabio Novembre - indica l'indirizzo, via Mecenate 77. Siamo dunque in periferia, proprio di fronte a dove sorgerà un nuovo centro per la moda voluto da François Pinault, ma qualche chilometro in più vale davvero la pena. La galleria ricorda molto gli spazi newyorkesi di Chelsea, su due piani, luminosa e sobria, elegante su uno scheletro industriale. La dirigono Giuseppe Lezzi, esperto mercante e “inventore” della scena pittorica italiana che ha imposto figure come Bernardo Siciliano, Giovanni Frangi e Marco Petrus, insieme alla moglie Emanuela Baccaro che ha aggiunto un tocco di classe nella progettazione dello spazio. «M77» prevede solo tre mostre l'anno, con uno sguardo attento all'arte americana, avendo già programmato importanti collaborazioni con le gallerie Paul Kasmin e Chaim&Reid. Già annunciata la prossima mostra, in ottobre, la personale di Santi Moix, nato a Barcellona ma di stanza a Brooklyn.
Tornando a Pignatelli, ha sapientemente alternato grandi carte in cui l'immagine è definitivamente esplosa, a preziosi inchiostri di piccolo formato. E così il suo immenso talento si è liberato del tutto, dimostrando uno stato di grazia creativo, come peraltro si evidenzia nella contemporanea antologica al Museo di Capodimonte a Napoli.

Chi si aspettava un inventario del suo repertorio più classico e collaudato resterà ancor più sorpreso. Questa di «M77» è una mostra a lungo meditata e pensata, con una forte componente progettuale, un deciso salto verso la maturità e il rilancio alla sfida internazionale, suo prossimo e raggiungibile obiettivo.

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