La presidenza americana diventa onnipotente

Un volume di Bruce Ackerman si pone sulla tradizione di Schlesinger che aveva teorizzato come i poteri della Casa bianca si ampliassero progressivamente. Con Bush prima e Obama oggi, la tendenza si è confermata

Il presidente Usa Barack Obama
Il presidente Usa Barack Obama

Obama ottiene l’accesso al suo secondo mandato presidenziale e il tema della carica di primo cittadino degli Stati uniti torna al centro del dibattito costituzionale. La tesi di Bruce Ackerman specialista della materia e docente di diritto e scienza politica all’università di Yale è la continua ed inarrestabile erosione dei poteri della Casa bianca, a dispetto degli altri organi dello Stato. Un teorema non nuovissimo, perché la prima enunciazione di esso fu opera di Arthur Schlesinger jr., che aveva osservato per primo, sul conto di Richard Nixon, il suo continuo accrescimento di potere. Oggi è Bruce Ackerman ad osservare che, nei decenni, nulla è cambiato e George W. Bush prima e Barack Obama poi, hanno continuato in questa tendenza. “Tutti i poteri del presidente” (Il mulino, pp. 261, euro 27) allarga l’osservazione e arriva perfino ad affidare alle mani della Casa bianca anche poteri ragguardevoli, come quello della reclusione e di carceri dalla fama sinistra come Guantanamo.

Se insomma, la “presidenza imperialista” di Schlesinger jr. aveva buttato un sasso nello stagno ponendo il problema, il volume di Ackerman si è imposto all’attenzione della cultura e degli scienziati americani, dove ha sollevato critiche pesanti e mirate. Ad esempio aver trascurato il ruolo mondiale degli Stati Uniti. O ancora non aver dato il dovuto e sufficiente peso al parlamento nel controllare l’azione della Casa Bianca. E infine coloro che l’hanno accusato di essere una Cassandra del costituzionalismo. Certo il volume costituisce un caposaldo importante, perché la democrazia americana appare come la più affidabile e la più collaudata dell’intero pianeta. Lo scritto di Ackerman si pone infatti come un interessante presupposto nell’ambito del dibattito sul presidenzialismo, come forma di governo cui affidare il nostro futuro.

La sua operazione è minuziosa e attenta e raccoglie un’infinità di dati minuti, sullo sviluppo interno ed esterno della presidenza, collocandoli in un prospettiva precisa, mostrandoli come sono oggi, ma anche come erano ieri, delineando così una parabola completa, che certo non consente di immaginare come sarà domani, ma ci può illustrare il suo svolgersi fisiologico nell’arco degli anni. In Italia, questo libro può servire ai sostenitori del presidenzialismo, senza se e senza ma. Ackerman batte il tasto pesantemente sull’importanza del parlamentarismo pur conoscendone i limiti.

Del sistema americano l’autore mostra di apprezzare la diversità delle investiture e delle cariche pubbliche, ma ritiene che un parlamento in grado di controllare il raggio d’azione della presidenza può solo essere un bene per la democrazia. Ma non solo. Agli occhi degli italiani questa lettura può rivelarsi utilissima in quanto allarga lo sguardo alle altre realtà giuridiche e costituzionali. Conoscere per scegliere.

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