Cultura e Spettacoli

«Quei bronzi sono firmati Michelangelo»

«Quei bronzi sono firmati Michelangelo»

Michelangelo? Un punto interrogativo accompagna l'attribuzione di due sculture al Buonarroti. Si tratta di una coppia di bronzi, appartenenti alle raccolte del Fitzwilliam Museum di Cambridge. Raffigurano due uomini nudi che cavalcano pantere e potrebbero rivelarsi gli unici esemplari sopravvissuti di una produzione che si riteneva scomparsa con la sparizione della versione in bronzo del David durante la Rivoluzione francese. Ma la paternità delle due sculture, a fronte della convinzione del team di studiosi dell'Università di Cambridge, è appesa a indizi fragili: un foglio di schizzi di un allievo di Michelangelo, conservato al Musee Fabre di Montpellier, dove, a fianco di una Vergine col Bambino , si riconosce la rappresentazione di un giovane muscoloso a cavallo di una pantera. Tanto la postura quanto il fascio di muscoli sembrano seguire l'anatomia di una delle due sculture, determinando così un rapporto molto stretto - ma non inequivocabile -con la bottega del Buonarroti.

Il nome di Michelangelo è già stato peraltro speso in passato a proposito dei bronzi di Cambridge. Alla fine dell'800 fu infatti proposta (senza alcun elemento al di là dell'affinità stilistica) il nome di Michelangelo. L'attribuzione fu presto messa in dubbio, con l'accostamento delle due opere prima a Jacopo Sansovino e poi al patavino Tiziano Aspetti, attivo nella fabbrica della Basilica di Sant'Antonio come scultore in bronzo, dunque a confronto diretto con Donatello. Due nomi nobili, dunque, anche se non altisonanti come quello di Michelangelo. Poi però fu aanzata un'ipotesi meno suggestiva, legata all'olandese William Danielsz Van Tetrode, noto da noi come Guglielmo il Fiammingo, e operante nella bottega di Benvenuto Cellini. Certo, la firma del Buonarroti è più croccante, e potrebbe diventare il colpo della vita per il croprietario, che si è aggiudicato la coppia a un'asta da Sotheby's nel 2002 per 1,8 milioni di sterline.

A venderle in quell'occasione un collezionista francese, che a sua volta se l'era assicurate nel 1957, acquistandole dalla collezione Rothschild.

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