Cultura e Spettacoli

Quel "pio" gossip su Madre Teresa

Pubblichiamo un brano del nuovo libro di Renato Farina dedicato alla beata. Riguarda un espisodio del 1946. La "matita di Dio" si trovava in India, dove le consorelle spettegolavano sul suo rapporto con il confessore

Quel "pio" gossip su Madre Teresa

Capitò di tutto, a Madre Teresa. Lei però in quell’autunno del 1946 era certa: Gesù la chiama una seconda volta. Da suora di Loreto, dedita all’insegnamento, nel tepore del convento, al riparo dai monsoni del Bengala, doveva uscire nei bassifondi, trovare una nuova strada, che il Signore le aveva detto nel segreto di un viaggio in treno. Lei inviò domanda all’arcivescovo di Calcutta. Voleva obbedire. Chiedere, manifestare quella che sapeva essere la vocazione cui Gesù la chiamava, e però sottomettersi. Non aveva fatto i conti con le dicerie delle consorelle maligne. Ecco l’ultimo paragrafo del settimo capitolo di Madre Teresa. La notte della fede (Piemme, pagg. 224, euro 16).

Renato Farina

L’arcivescovo tergiversa. Passa il tempo. Lei riscrive. Alla fine, com’è noto, il Papa approverà, dopo che il vescovo si era dimenticato o non aveva voluto riferirlo a Pio XII. Eallora lei aveva insistito di nuovo.

Qui andiamo a un episodio passato in second’ordine. Non l’ha citato nessuno a quanto pare. La lettera di padre Van Exem che autorizzava Madre Teresa a riferire tutto al vescovo le arriva ad Asansol, duecento chilometri a nordovest di Calcutta. È da lì che scrive al vescovo. Il quale vescovo è seccato, non risponde. Lei gli manda da lassù un’altra lettera. Gli confessa che «Fin dall’età di cinque anni e mezzo, quandolo ricevetti per la prima volta (nell’Ostia consacrata, ndr), l’amore per le anime mi è entrato dentro. È cresciuto nel corso degli anni». [...]

Le parole di Teresa avrebbero liquefatto il granito. Invasero di stupore [...] le schiere angeliche. L’arcivescovo Périer invece è convinto di aver afferrato il bandolo molto normale, prosaico, di tutto questo rigirio di lettere, Voci, Himalaya, Missionarie per ordine di Gesù. C’è un motivo. Lo si capisce se si viene a sapere questa notiziola. MadreTeresa è stata spedita ad Asansol dalla Madre Provinciale da cui scrive le due lettere all’Eccellenza non per ragioni funzionali alla congregazione. C’è di mezzo una stupida delazione di suorine invidiose e chiacchierine. Un (poco) pio gossip. Vale anche a Calcutta, nel convento delle sante monache, la lezione del Barbiere di Siviglia. «La calunnia è un venticello.  Un’ auretta assai gentile. Che insensibile sottile. Leggermente dolcemente. Incomincia a sussurrar». Che cosa? Tornata da Darjeeling nell’ottobre, le colleghe di virtù religiose videro spesso, «troppo spesso», l’albanese al confessionale. Stava a lungo, si agitava in ginocchio, tornava in cella dopo quei colloqui dietro la grata rossissima o pallidissima, turbata, sconvolta. Ma certo: qui c’è qualcosa tra loro. Tra il prete e la suora, il fuoco vicino alla paglia brucia, eh eh. La santarellina. Subito scrivere, subito far sapere alla Madre Superiora. E la Madre procede. Via, lontano, lontano dagli occhi lontano dal cuore, allontanare le occasioni prossime di peccati e di pensieri. Périer informato giunse al punto di credere che la Voce fosse - nella migliore delle ipotesi-frutto di autosuggestione della povera suora innamorata, magari anche di Gesù, ma non solo...

E che ora, essendo stata mandata lontano dalla tonaca del gesuita, avesse forse inconsciamente escogitato questa trovata per tornare a Calcutta e per di più farsi inviare fuori dal convento con il permesso del vescovo e del Papa. Per sete delle anime, certo, per fare opere di bene, sicuro. Ma anche per ragioni attinenti al fragile cuore femminile...

Le suorine dell’istituto St.Mary si pentirono presto:Teresa organizzava e poi lavorava anche a pulire i bagni, cantava e portava la croce, ed erano sperdute. Madre Gertrude, la superiora, ammise presto e con lealtà lo sbaglio. Già nel gennaio del 1948 scrisse a Périer sconfessando una decisione presa a motivo di «insinuazioni e osservazioni poco caritatevoli». Questa è la Chiesa. Una mescolanza di giganti e nani, fiori e merda. Peccato e perdono. Non si conosce niente di più umano e divino. Ho scritto la Chiesa. No, la Chiesa non pecca, è Immacolata, Ecclesia Immaculata, come scrisse San Paolo (Efesini 5,27), è come la Madonna. Laformula di Sant’Ambrogio «Casta Meretrix» - usata da lui solo una volta peraltro - Giacomo Biffi l’ha mostrata nella sua verità. Non vuol dire che la Chiesa è una puttana, che vende sesso a pagamento (metafora e realtà). Ma che come le prostitute si dà a tutti, non si nega a chiunque la chiami. Non era moralista Ambrogio. La Chiesa resta Immacolata dandosi a tutti. Mai cristiani sotto il suo manto immenso della Vergine Madre, come la raffigurò Piero della Francesca a San Sepolcro, usano volentieri quel manto per soffiarsi il naso, per infilarlo nella gola a chi li  svelerebbe nella loro meschinità. Non si parla qui del vescovo. Il quale mise alla prova Teresa e si ricredette. Ma della forza di convinzione delle malignità.

Infine Madre Teresa esce per le strade di Calcutta. Trova compagne. S’immerge in quella vita. E s’impastoia per anni e anni in quella notte, senza sposo, anche se Lui le aveva annunciato che non l’avrebbe mollata mai, neanche un secondo, e lei ci credeva, ma non lo sentiva, dentro si gelava e fuori sorrideva. Anche quando le luci si spegnevano, non osava piangere, non voleva addolorarlo, caso mai fosse lì, e la questione fosse di essere lei cieca. Lui del resto l’aveva avvisata:«amami ciecamente».

Ma Teresa quante volte provava a dire e non ci riusciva: guariscimi dalla cecità, togli le scaglie dai miei occhi, Signore, guariscimi dall’insensibilità per cui non ti percepisco, anche se sei qui, accanto ame,in me; ma se sei contento così, prendi tutto, anche la pietra che ho in cuore, il mio buio, se a te piace.

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