Cultura e Spettacoli

La "ragazza" di Vermeer conquista Bologna

Domenica scorsa a Palazzo Fava dove il celeberrimo dipinto di Vermeer è in mostra insieme ad altre 36 opere della Golden Age olandese, sono stati superati i 90mila visitatori in un mese. Con una media di tremila presenze ogni giorno, la proiezione potenziale è di 320mila presenze

La "ragazza" di Vermeer conquista Bologna

E' lei la star indiscussa, la «Ragazza con l'orecchino di perla» uno dei dipinti più celebri di tutti i tempi, un'opera tramutata in icona, un simbolo dell'arte europea. Una diva olandese capace di attirare attorno a sè una attenzione e una risonanza planetaria a ogni suo sguardo e farsi impersonare al cinema da un'altra stella come con Scarlett Johansson, in un film tratto dal romanzo di Tracy Chevalier.

Il dipinto è esposto da circa un mese a Bologna, a Palazzo Fava, nella mostra «La ragazza con l'orecchino di perla. Il mito della Golden Age. Da Vermeer a Rembrandt Capolavori dal Mauritshuis», dove rimarrà fino al 25 maggio. Dato che il museo olandese è sottoposto attualmente a lavori di restauro e ampliamento, il capolavoro di Vermeer e altri importanti dipinti - 36 tele di molti protagonisti della cosiddetta «Golden Age» dell'arte olandese, da Rembrandt ad Hals, da Van Goyen a Van Ruisdael - sono impegnati in un tour in varie città del mondo, prima in Giappone poi negli Stati Uniti ora in Europa. Per l'Italia è stato il curatore e manager artistico Marco Goldin, con i suoi 30 anni di carriera nel settore alle spalle, ad aggiudicarsi il diritto di portare la mostra nel nostro Paese e ha scelto la città di Bologna. Una operazione la sua che punta a conquistare un pubblico vasto, senza preclusioni o snobismi. «Sono riuscito a catturare questo quadro per i miei rapporti con i musei olandesi e a battere una concorrenza di molti musei che avrebbero voluto ospitare questa mostra» spiega Goldin. «La febbre attorno a questo quadro è incredibile. Sono stati venduti in prevendita centomila biglietti. Con una media di tremila presenze ogni giorno, la proiezione potenziale è di 320mila presenze. Richiediamo la prenotazione ma lasciamo sempre in cassa una buona disponibilità di biglietti. E domenica scorsa sono stati superati i 90mila visitatori, allo scoccare del primo mese. Per me è una sfida organizzativa importante in una sede prestigiosa. Non mi interessano le polemiche, sono contentissimo di avere i laureati in storia dell'arte ma anche chi viene qui con un approccio epidermico ed emozionale, per vivere e conoscere qualcosa di più di un'opera e di un periodo storico».

La mostra è divisa in sezioni tematiche con cui si punta a coprire le sfumature e la ricchezza della pittura olandese del '600, nella sua età dell'oro e nella sua minuta suddivisione in generi pittorici. Ad arricchire il percorso c'è un altro quadro che farà piacere chi è stato colpito dalla «Vermeer-Mania», il grande olio «Diana e le sue ninfe», sempre di Vermeer. Ci sono poi quattro dipinti di Rembrandt, e ancora opere di Frans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Val Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael e Steen.

Non c'è dubbio, però, che la «calamita» sia «La Ragazza con l'orecchino di perla» (che fino all'uscita del film era più conosciuta come «La ragazza con il turbante») che insieme alla Gioconda di Leonardo da Vinci e a L'Urlo di Edvard Munch, viene considerata come una delle tre opere d'arte più note, apprezzate e riprodotte al mondo. Datato nell'anno 1665 è un dipinto di dimensioni ridotte (misura 44,5 x 39 centimetri). Per circa due secoli se ne persero le tracce per poi ricomparire a una vendita all'asta a L'Aja nel 1881. Il quadro viene acquistato da Arnoldus des Tombe su consiglio dell'amico e storico d'arte Victor de Stuers: viene pagato solo due fiorini e trenta centesimi. Alla morte del proprietario nel 1902, il collezionista lo regalò al museo Mauritshuis, insieme ad altri undici dipinti. A colpire sono le scelte dei colori, la lucentezza della perla, la posa della ragazza ritratta di tre quarti, colta nel momento in cui si gira verso l'artista.

Ma su tutto regna il mistero, il languore e l'intensità dell'enigmatico sguardo della ragazza, fissato su tela da Johannes Vermeer, il pittore che stregò Marcel Proust e Giovanni Ungaretti.

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