Una serie ininterrotta di trionfi, probabilmente un totale di quattrocento. Una caccia compulsiva, nata un po’ dall’istinto un po’ dalla volontà di costruirsi attorno un mito, utile quanto altri più politici orpelli a rafforzare il carisma del leader, dell’uomo del destino a cui nessuno può resistere. Una corsa contro il tempo e il fato che si concluse come spesso si concludono i sogni di grandezza: tra pillole e talismani usati inutilmente per tenere ancora alto lo stendardo della virilità.
Stiamo parlando del rapporto complesso di Benito Mussolini con le donne. Una corsa parallela a quella della politica in cui il Duce si impegnò per tutta la vita e su cui gli italiani hanno romanzato, scherzato, origliato e sussurrato per un Ventennio e oltre. A dar sostanza storica a questo corposo e «formoso» materiale ora si è impegnato Roberto Olla, giornalista televisivo esperto di storia (è responsabile della rubrica Tg1 storia). Il risultato è il saggio Dux, una biografia sessuale di Mussolini (Rizzoli, pagg. 440, euro 21). Il libro, uscito prima in edizione inglese (Il Duce and his women) ha ottenuto Oltremanica un buon successo di pubblico e di critica. Tanto per dire il Guardian ne parla così: «Olla ci regala un ritratto di Mussolini in tutta la sua priapica follia». In Italia l’argomento è più noto e studiato: vi si dedicò Giancarlo Fusco, col piglio giocoso e guascone che gli era proprio, in Mussolini e le donne (Sellerio), se ne sono occupati saggi e studi, basti ricordare quelli di Roberto Festorazzi (come La pianista del Duce). Però in effetti, come puntualizza nella prefazione lo storico Piero Melograni, è forse la prima volta che viene svolta un’analisi così completa che mette in parallelo puntuale lo sviluppo degli eventi politici e la sfera sessuale del fondatore dei fasci di combattimento.
E in effetti dal libro, oltre a una galleria infinita di passioni momentanee e brucianti (una sfilza di Eleonora H., Giulietta F., Virginia B.) spesso concupite con rabbia emergono in modo chiaro i legami che contano. Quelli noti come Angelica Balabanoff - che prese un romagnolo dalla buona oratoria ma male in arnese e ne fece un leader del socialismo internazionale - o come Margherita Sarfatti - che inventò il mito del Duce, anche quello sessuale - e quelli meno noti.
Tra questi uno spazio speciale viene dedicato a Madeleine Coraboeuf, giornalista che abilmente trasforma il fatto di essere finita nuda nella «stanza segreta» del Duce in una serie di scoop. In piena guerra d’Etiopia riesce ad avvicinare il capo del fascismo, non senza essersi prima rigirata l’ambasciatore Dino Alfieri. Gioca bene le sue carte trasformandosi in una sorta di amante, seppur per breve periodo. Insomma, una di quelle donne con cui il Duce parla. Discorsi e confessioni che poi finiranno sulla rivista Liberty con grande spreco di particolari (soprattutto erotici): «Lasciandosi trasportare dall’istinto mi balza addosso, e senza che io abbia il tempo di pronunciare la benché minima esclamazione vengo cinta dalle sue forti braccia». Come spiega al Giornale Roberto Olla: «I reportage della Coraboeuf non sono stati tradotti in Italia, ma sono interessanti perché ci permettono di vedere come seduceva e si lasciava sedurre il Duce... Mussolini a certe donne ha dato largo spazio nella sua vita. A un certo punto si può quasi dire che è esistita una corrente del fascismo che faceva capo a Claretta... Una Claretta che fece di tutto per mantenere il suo appeal sessuale, persino rifornire il Duce di stimolanti, degli antenati del viagra (si chiamava Hormovin e veniva prodotto da un laboratorio tedesco della Ruhr e lo ordinava il padre di Claretta che era medico, ndr)».
E su come questo tourbillon di signore e signorine riuscisse ad avvicinarsi a un capo di governo così facilmente, Olla non ha dubbi: «Mussolini era un uomo molto solo. Aveva un suo entourage personale che era cosa diversa dai gerarchi. Anzi molti dei gerarchi venivano trattati con freddezza... E in questa solitudine non c’era nessuno in grado di porgli un freno, soprattutto dopo la morte del fratello Arnaldo...».
Quanto al fatto che questo vitalità sessuale dagli italiani fosse vista bene: «Era parte del mito ed era invidiata e malamente imitata dai gerarchi. Molti italiani hanno continuato a trovare questa parte della personalità di Mussolini la più simpatica anche dopo la fine della guerra. Per lui era in parte una compulsione, per altri versi la sua natura da maschio latino... Certo, divenne anche uno strumento di consenso. C’era un ufficio apposito per smistare le lettere delle ammiratrici e scegliere le papabili alle udienze.
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