L' Italia del cavillo ha colpito ancora. Il risultato è, come sempre, la paralisi e l'impossibilità di riformare il nostro Paese. Il caso della bocciatura da parte del Tar del Lazio del regolamento per l'autonomia delle fondazioni lirico-sinfoniche ne è l'ennesimo esempio.
La situazione di forte criticità in merito alla sostenibilità finanziaria dei nostri enti lirici si trascina ormai da anni. Per questo, nel giugno 2010, il parlamento ha approvato una legge volta a incidere sul loro assetto organizzativo, soprattutto attraverso l'emanazione di appositi regolamenti. Il primo, quello sull'autonomia, approvato nel maggio 2011, il secondo, di più ampio respiro, ancora da approvare. A distanza di due anni e mezzo l'iter non si è ancora concluso e l'annullamento del primo dei due regolamenti allunga ulteriormente i tempi. Il Tar si è pronunciato a seguito del ricorso di Cgil e Fials, che contestavano due aspetti del regolamento, uno di forma e l'altro di sostanza. Il primo legato al mancato coinvolgimento dei sindacati nella stesura del testo, il secondo riguardante la possibilità per le fondazioni autonome di non tenere conto del contratto nazionale ma di crearsene uno ad hoc. È bastato dare ragione a Cgil e Fials sul primo punto per fare decadere il regolamento e stabilire che questo vada riscritto con il coinvolgimento dei sindacati. E non importa se nel frattempo Scala e Accademia di Santa Cecilia abbiano ottenuto tale autonomia e modificato i loro statuti proprio in virtù di questo riconoscimento.
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