Il meglio del meglio? Per Luca Caprai, che ha compiuto i quarant'anni appena un paio di settimane fa, il 18 giugno, il «meglio del meglio» è quasi un'ossessione. Ma un'ossessione vissuta serenamente. Perché, essendo un tantino eccessivo in tutto, dai rapporti affettivi all'amore per la cucina o per ciò che lo incuriosisce, per lui è scontato cercarlo anche sul lavoro. Così, quando nel 1991 decide che a 25 anni è giunto il momento di affrancarsi dalla tutela paterna, un imprenditore umbro specializzato nella biancheria per la casa e nel corredo, e di capire cosa avrebbe dovuto fare da grande, va a trovare le proprietarie di due superboutique, Marisa Lombardi e Giorgina Siviero. Donne molto note nel mondo della moda: la prima è titolare a Milano della boutique Marisa, la seconda a Torino del multistore a tre piani San Carlo. E chiede con un bel po' di faccia tosta: «Cosa dovrei produrre per essere all'altezza dei vostri negozi?». Diventando uno specialista di maglieria di alta gamma con il marchio Cruciani.
Quando poi, all'inizio di quest'anno, Luca Caprai decide di realizzare pullover maschili e femminili con un filato di cachemire che, dice, «è l'unico al mondo in grado di essere definito purissimo, al di là di ogni standard di eccellenza», lo chiama Red Diamond. In quanto, spiega, «il nostro filato è raro e prezioso proprio come un diamante rosso». Un filato molto più dolce, più corposo, senza pilling, cioè senza pallini, rispetto a quelli esistenti, realizzato con una superselezione fatta a mano dei cachemire della Mongolia e con l'utilizzo di un fiocco di 50 millimetri, quando gli standard di eccellenza nel settore sono ottenuti con fiocchi di 42 millimetri. «È come trovare un ago nel pagliaio», commenta. Un prodotto perfetto, quindi, il meglio del meglio. E per fare capire che non si tratta di un'operazione commerciale ma che il cliente compra a caro prezzo «una eccellenza oggettiva», Caprai fa certificare il suo Diamante Rosso dal massimo organismo mondiale in materia, l'istituto norvegese Dnv.
Rivoluzione. Classe 1966, originario di Foligno, che è in provincia di Perugia ma si fa vanto di essere il centro del mondo, Luca è un imprenditore della seconda generazione. Il padre, Arnaldo Caprai, figlio di un ferroviere e per questo motivo nato per caso a Torino più di settant'anni fa ma vissuto sempre a Foligno, all'inizio è un venditore di corredi. Piuttosto intraprendente a dire il vero. Così nel 1955 mette in piedi una rete commerciale in Umbria, poi una più ampia, quindi diventa industriale, producendo con l'aiuto della moglie Fiorella, che da allora lo affianca nella parte creativa, non solo capi di corredo, dalle lenzuola alle tovaglie, ma anche lingerie maschile e femminile ed arredo tessile per la casa. Nei primi anni Settanta raggiunge poi il suo sogno: avere una filiera tessile completa che parta dalla materia prima e arrivi, acquisendo anche partecipazioni in varie filature e tintorie, al cliente finale. Un gruppo di aziende che fanno capo alla holding di famiglia, che si chiama con lo stesso nome del fondatore, Arnaldo Caprai, il quale negli anni acquisisce anche una maglieria di nome Maglital a Trevi, nei dintorni di Foligno, e la tenuta Val di Maggio a Montefalco, sempre in Umbria. Ed essendo un appassionato collezionista di merletti, strumenti tessili, quadri e libri del settore, Arnaldo Caprai si ritrova alla fine con più di ventimila pezzi che raccoglie in un apposito museo.
Luca eredita dal padre, confida, «la passione per la vendita». E già ai tempi in cui frequenta ragioneria allo Scarpellini di Foligno, accompagna spesso i genitori in giro presso i vari rivenditori. Conosce così le persone del settore e impara anche un po' i trucchi del mestiere. E nel 1984, quando è all'ultimo anno di scuola, gli capita questo fatto abbastanza curioso: papà Arnaldo rimane di colpo senza il direttore commerciale e i due principali capiarea, passati alla concorrenza con assunzioni, ricorda, «quasi da giocatori di calcio». Cosa fa allora Luca? Con «grande incoscienza», ammetterà, dice a suo padre: «Potrei dare una mano». E il padre accetta. Quell'anno Luca farà 138 giorni di assenza da scuola. E all'esame i commissari gli chiederanno: «Ma quale malattia così grave hai avuto?». Lui spiegherà che stava invece lavorando. E la commissione, dirà, «si mostrerà molto comprensiva».
La famiglia. Luca è il secondo di tre fratelli. Il maggiore è Marco, 1964, la più giovane è Arianna, 1976. Nel 1988, quindi a 24 anni, Marco si occuperà della tenuta di Montefalco, diventando l'artefice della rinascita del Sagrantino, un vitigno che cresce solo in quella zona e ha alle spalle una storia lunga quattro secoli. È un vino per palati raffinati, tanto da aggiudicarsi vari premi tra cui quello di Cantina dell'anno conferitogli dal Gambero Rosso nel 2005. Arianna, laureata in Storia del costume della moda ad Urbino, affianca invece i genitori nell'azienda di Foligno, occupandosi di marketing e stile. E realizzando proprio di recente in un'area dello stabilimento tessile uno spazio espositivo di nome Doc, Denominazione di origine Caprai, che è un po' la nuova formula del flagship.
E Luca? Nel 1991 Luca, al quale cominciano a stare un po' strette le briglia di papà Arnaldo, uomo di buon senso ma anche grande accentratore e piuttosto severo, si trasferisce alla Maglital, all'epoca un semplice laboratorio con nemmeno una decina di dipendenti che producono maglie per conto terzi. E decide di rivoltarla come un calzino in seguito ai consigli di Marisa Lombardi e Giorgina Siviero. Assume persone, s'inventa un marchio di sana pianta, produce da subito maglie di alta qualità perché, dice, «se parti dal basso, non riuscirai mai ad arrivare al top della gamma». Ed innova in un settore in cui spesso la qualità del prodotto non è abbinata ad un look moderno. Comincia così a fare qualcosa che nessuno faceva più: realizzare maglieria esterna con le macchine a mano di una volta. Poi deve abbandonare l'idea, in quanto quelle macchine non arrivano alle finezze sempre più sottili richieste dal mercato. Ma continua a spingere sull'acceleratore della massima qualità. Crea una rete di vendita basata sulle boutique di alta classe, inizia ad andare una volta al mese in lungo e in largo per il Far East facendo del Giappone il suo secondo mercato di vendita dopo quello italiano, riesce in definitiva a scavarsi una nicchia tutta sua nel mondo del lusso alla pari delle maggiori griffe. Come se Cruciani, che non partecipa alle sfilate con le sue collezioni, fosse una super prima linea.
Da Mosca a Tokio. Oggi Maglital, controllata dalla holding di famiglia, ha 73 dipendenti, con un fatturato di 12,5 milioni di euro, di cui il 64% grazie all'export, fa in parte produrre in un'altra azienda di proprietà di nome Cruciani e situata a Salerno con una quarantina di dipendenti, realizza centomila maglie all'anno, per il 55% femminili, vende attraverso 350 boutique multimarca, ha uno showroom a Milano in via Vigevano, dispone anche di negozi propri a Capri, Milano e Mosca, nella prossima primavera aprirà a Tokyo e una seconda boutique a Mosca.
Single con una vita sentimentale intensa ma anche sofferta, Luca Caprai è alto più di un metro e ottanta, ha gli occhi marroni che talvolta sembrano sornioni e talvolta buoni, ha una grande sensibilità ereditata dalla mamma, in cucina fa la pasta con le sue mani ed è uno specialista nei sughi, è un estroverso, ma riesce a non farsi coinvolgere più di tanto dal mondo della moda che trova «piuttosto complicato», ha una casa a Milano, ma vive da sempre in albergo, parla del suo labrador Gruvi come se fosse un essere umano, ama la vita dopo avere girovagato l'anno scorso per dieci mesi per ospedali a causa di un serio problema ad una gamba. Di sé dice: «Mi considero un giramondo e un buongustaio con l'hobby della maglieria».
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