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Il Dalai Lama agli esuli: «No alla violenza»

New Delhi. Il Dalai Lama ha rivolto ieri un nuovo, accorato, appello agli esuli tibetani ad evitare azioni violente, in concomitanza con il tormentato passaggio della fiaccola olimpica a Londra. «Sin dall’inizio ho sostenuto l’organizzazione dei Giochi a Pechino e la mia posizione non è cambiata», ribadisce la guida spirituale dei buddhisti tibetani in una dichiarazione in 13 punti pubblicata a Dharamsala, la cittadina dell’India settentrionale che ospita il Dalai Lama e le istituzioni politiche tibetane in esilio.
«È diritto legittimo di ciascun tibetano battersi per la libertà e per i propri diritti. Tuttavia, sarebbe inutile suscitare con le nostre azioni un sentimento di odio nelle menti dei cinesi», afferma il premio Nobel per la pace nel documento, diffuso da diversi siti internet gestiti da esuli tibetani. «So bene che siete stati provocati a tutti i livelli, ma è importante che ci atteniamo alla nostra pratica della non violenza», esorta poi il Dalai Lama, rivolgendosi a tutti i tibetani e denunciando «la lunga sofferenza fisica e mentale» inflitta al suo popolo dalle autorità cinesi.

«Le recenti proteste in tutto il Tibet hanno non solo contraddetto ma anche demolito la propaganda della Repubblica popolare cinese, secondo cui, eccetto un pugno di “reazionari”, la maggioranza dei tibetani condurrebbe una vita prospera e soddisfacente», asserisce ancora il leader tibetano.

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