D'Alema, Latorre e Fassino: noi estranei agli illeciti. L'ira dei Ds

I diesse difendono i loro leader dalle pesanti accuse del Gip Clementina Forleo sull'affaire Unipol-Bnl e sulle scalate a Rcs e Antonveneta. Di Pietro invece attacca il Guardasigilli Mastella che è intervenuto sulla vicenda

Roma - Le ordinanze del Gip Clementina Forleo, con le quali si chiede l'autorizzazione a utilizzare nei procedimenti per le scalate Antonveneta, Bnl ed Rcs le conversazioni telefoniche di sei politici tra cui i diessini Massimo D'Alema e Piero Fassino, fanno scattare la controffensiva dei Ds e scatenano la reazione del ministro della Giustizia Clemente Mastella che parla di possibile "lesione di diritti" da parte del magistrato milanese. Ma contro l'affondo del Guardasigilli si schiera a stretto giro Antonio Di Pietro, che parla di "entrata a gamba tesa che mina l'indipendenza della magistratura e non rende un buon servizio alla giustizia". Ma Mastella, che dà mandato ai suoi uffici di acquisire la richiesta inoltrata dal Gip alle Camere ravvisando delle "singolarità", non è l'unico a prendere le distanze dai provvedimenti di Clementina Forleo.

Nella Quercia infatti l'alzata di scudi è totale. Fassino, D'Alema e Nicola Latorre, intercettati sull'utenza dell'ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte, dichiarano in tre note distinte di essere estranei "a qualsiasi illecito". Mentre altri esponenti del partito, tra cui il capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro, parlano di "interpretazione forzata" da parte del Gip.

Più cauti invece nel centrodestra. Anche se ci sono due parlamentari di Forza Italia coinvolti nelle stesse inchieste: Salvatore Cicu e Romano Comincioli. Se è vero infatti che il vice coordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto si dichiara "preoccupato" per "l'invasione di campo" del magistrato, il leader di An Gianfranco Fini attacca ad alzo zero i vertici della Quercia, dichiarando che il "ruolo di Fassino e D'Alema stando a quelle telefonate" non può essere stato solo quello di "chi fa il tifo". "E' evidente", aggiunge, che c'era "un conflitto di interessi in atto" e quindi "una turbativa di mercato".

Decisamente più moderato il giudizio di Carlo Giovanardi (Udc) anche per il ruolo che ricopre di presidente della Giunta delle Elezioni della Camera: l'organismo parlamentare che dovrà esaminare presumibilmente da giovedì prossimo le richieste delle Forleo. Giovanardi non nasconde che si tratta di "accuse molto ma molto pesanti" anche se invita tutti ad aspettare il processo prima di prendere posizione. Senz'altro più variegati i giudizi nella maggioranza.

Mentre i Ds insorgono e alcuni nella Margherita 'solidarizzano', come il capogruppo dell'Ulivo alla Camera Dario Franceschini che dichiara di "condividere le valutazioni di Anna Finocchiaro". Si schiera con i magistrati invece Di Pietro. Il ministro delle Infrastrutture avverte: l'Idv voterà a favore delle richieste di autorizzazione. Anche se è pronto a mettere "la mano sul fuoco" per quanto riguarda l'integrità morale di Fassino. E non esita ad attaccare il suo collega Mastella. E mentre Verdi e Pdci, con i capigruppo di Montecitorio Angelo Bonelli e del Senato Manuela Palermi, sono compatti nel chiedere che sulla vicenda Unipol-Bnl-Antonveneta-Rcs si faccia finalmente luce e che venga data ai magistrati tutta la "libertà di agire" di cui hanno bisogno, il presidente dei deputati della Rosa nel Pugno Roberto Villetti definisce le ordinanze del Gip una "sentenza fuori processo". Esattamente come il vice capogruppo dell'Ulivo di Palazzo Madama Luigi Zanda che accusa Clementina Forleo di avere già emanato una sentenza.

Rispedisce tutte le accuse al mittente Giulia Bongiorno, deputato di An e legale del Gip di Milano, che non vuole entrare nel merito del provvedimento, ma si limita a ricordare che, secondo la Costituzione, "ogni provvedimento giurisdizionale deve essere necessariamente motivato".

La vicenda delle

intercettazioni insomma continua a tenere in fermento il mondo politico e per giovedì, giorno in cui la Giunta della Camera dovrebbe cominciare a esaminare le ordinanze, la polemica potrebbe raggiungere il suo apice.

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