«Dalle politiche a Letizia, qui vinciamo noi»

Cori da stadio ieri al Palalido e tutti i leader della Casa delle libertà per appoggiare la corsa a sindaco di Letizia Moratti. Casini la ricorda da ministro, «una rompiscatole straordinaria - la prende in giro -, ogni volta che c’era da difendere gli interessi della scuola, mi azzannava come un cane lupo. Se sarà così anche a Milano, sarete la capitale d’Italia». Per Fini la Moratti è «garanzia di serietà, impegno e capacità», per Bossi già il nome «sarà di buon auspicio per queste elezioni». E Silvio Berlusconi che non ha dubbi sulla vittoria di queste amministrative, guarda già alle prossime: «Sarà un sindaco difficile da eguagliare per chi verrà dopo di lei». Albertini le passa già idealmente il testimone: «Farai meglio di me».
Poi sul palco sale la Moratti. E parla di valori, di centralità della persona, di solidarietà che non è assistenzialismo ma sostegno, di sussidiarietà, di un individuo che possa scegliere e decidere il proprio destino. E poi di una «Milano orgogliosa di essere il motore di questo Paese». Pronto l’attacco al centrosinistra. «Noi - aggiunge e alza il tono di voce -, rifiutiamo gli estremismi.

Loro no, degli estremismi si nutrono e lo hanno dimostrato in due occasioni, il 25 aprile quando ho portato mio papà in corteo per manifestare per i valori in cui credo e il Primo maggio». Poi, nel finale, l’attacco. «In sinagoga sono andata io a stringere la mano al dottor Ferrante. Ora aspetto le sue scuse».

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