Il maestro di cerimonie pronuncia la frase fatidica: «Cavalieri, invitate la vostra dama». E il gran ballo ha inizio. Gli uomini si avvicinano alla compagna con cui hanno prenotato la prima danza sul carnet, le fanno linchino prendendole la mano. E, a suon di valzer, le coppie cominciano a volteggiare sotto affreschi ottocenteschi e stucchi. Con immensi abiti di pizzi e seta, acconciature di una volta e generosi decolleté strizzati in corpetti steccati. Di colpo sembra di trovarsi nel cuore si una scena del Gattopardo. Una favola, in cui anche gli sguardi e i gesti hanno il sapore, la malizia e la pacatezza di un ricevimento ottocentesco. Invece siamo a Milano, a Brera. Mentre per strada sfrecciano i ragazzini in jeans e scooter, nelle dorate sale di palazzo Cusani in via del Carmine, al circolo di presidio dellEsercito, ha inizio il gran ballo per ricordare le Cinque giornate di Milano. Ci sono dame e cavalieri, molti dei quali appartenenti a famiglie realmente nobili. Arrivano da tutta Italia. Avvocati, docenti universitari, liberi professionisti e studenti. Tutti accomunati da una passione: i balli depoca e i costumi ottocenteschi. Per tutta la settimana vestono in tailleur e giacca e cravatta, ma la domenica fanno un salto indietro nel tempo e giocano a rievocare le atmosfere di una volta. Le giovani arrossiscono celandosi dietro ventagli ricamati e i cavalieri borbottano lisciandosi i baffi e scegliendo la dama più bella, quella da corteggiare. Neanche a dirlo, tra un valzer spagnolo e una quadriglia, sbocciano flirt a non finire. Complice il costume e il romanticismo che è nellaria. Proprio come in una corte reale. «Ecco, vede - spiega Fabio Mollica, della società di danza che ha organizzato levento - quello è un conte torinese. Là in fondo invece ci sono dei nobili toscani. E lui è un cavaliere che giunge da Piacenza». Gli invitati arrivano coperti da meravigliosi mantelli puntati con spille antiche ed entrano nel salone delle danze a coppie, pronti per le danze di gruppo e i madrigali.
Oltre al mero divertimento e al piacere del mascheramento, la società di Danza nasconde un intento importante: rievocare i tempi in cui si costruì lunità dItalia, dai moti risorgimentali del Quarantotto fino al 1860. «In questo contesto - spiega Mollica - si inserisce anche il gran ballo in ricordo delle Cinque Giornate di Milano. Non abbiamo fatto altro che seguire il messaggio lanciato da Ciampi prima e da Napolitano ora per ricordare le nostre origini di italiani».
Dame e cavalieri si stanno preparando, evento dopo evento, allanniversario dei 150 anni dellunità dItalia che si celebrerà lanno prossimo. Nel frattempo si intrattengono con pomeriggi danzanti in giro per lItalia: in agenda hanno già segnato il ballo del 17 aprile a Torino. E poi ci sarà il gran ballo destate che abitualmente si tiene nelle sale del palazzo ducale di Modena.
«Nel nostro essere italiani - spiega Mollica agli invitati prima di dare il via alle danze - cè un elemento importante ed è la nostra storia comune, sono le nostre radici. La nostra nazione è nata così ed è importante ricordarlo».
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