«Topo Gigio abbiamo provato a candidarlo, è simpatico: ma c’ha i diritti Mediaset, non ce lo danno». La storica gag di Veltroni alias Corrado Guzzanti a caccia di un uomo forte per il partito si è finalmente materializzata nella corsa alla segreteria del Pd. E tutto grazie alla sbrigliata fantasia dell’astro nascente e già incespicante Debora Serracchiani, che dopo l’exploit europeo ha deciso di seguire le orme dei grandi del partito, pattinando sulle bucce di banana. A Repubblica che le chiede come mai si è schierata con Franceschini in vista del congresso, la giovane promessa ti sfodera una rispostona da statista: «Perché è il più simpatico». Punto. Come si vede, un parametro decisionale pregno del nuovo che avanza, che trova un richiamo storico non tanto in Nenni e Togliatti, quanto piuttosto nella profondità politologica del Gabibbo: «Mea, mi sei simpatico, belandi».
Ma quand’anche fosse stata una innocente battuta (e probabilmente lo era), Debora dimentica un particolare cruciale: e cioè che il Pd precongressuale è una macelleria dove girano tutti col machete dietro la schiena. E come ti muovi ti affettano. «Simpatico? Se questo è il criterio, peccato siano morti Totò e Tina Pica: sarebbero stati un ticket straordinario», cabaretteggia Nicola Zingaretti. «E allora io preferisco Bersani perché sa cantare», si lancia la Pollastrini. Figurati se le bocche di fuoco del partito non rosolano alla brace le giovani carne serracchioniche. Il deputato piddino Marantelli la sbeffeggia: «Ho trovato un candidato fantastico: Benigni». «Ecco a cosa serve il rinnovamento: a sbaragliare gli antipatici», dice Follini con una certa preoccupazione. Enzo Carra va oltre: «Il leader dev’essere biondo, bello e di gentile aspetto, e la colonna sonora è dell’orchestra Casadei: Tu sei la mia simpatia» e vai col liscio.
A poco è servita la mezza retromarcia della Serracchiona, che su internet fa una precisazione a prova di scemo: «Scelgo Franceschini non certo per la simpatia, ma perché vuole creare una squadra». Un intervento che ha scatenato uno tsunami di commenti, tanto che il suo sito alla fine è andato in tilt: «sovraccarico del server». Comunque su Facebook la grande maggioranza dei fan per giustificarla s’arrampica sull’etimo: «Simpatia viene dal greco patire insieme» (e viste le ultime elezioni l’interpretazione è pertinente). Però cert’altri serracchini, tipo tal Valerio Cossu, non ci stanno: «In Italia c’è già uno che fa battute, lasciamole a lui». E ancora: «Queste smentite sembrano quelle dell’entourage di Berlusconi». E un altro tira le orecchie: «Porca miseria Debora, che Franceschini è simpatico lo puoi dire al massimo al vicino di casa, ma non al giornale». E infine: «La tua è un’ingenuità incompatibile con il ruolo di parlamentare». Giudizi fin troppo severi, ma non molto distanti dai rimproveri della badessa Rosy Bindi: «Pensavo che la Serracchiani avesse più consistenza». Insomma la rivelazione mediatica che ha sconfitto Berlusconi nel collegio delle Europee, partita come novella Nilde Iotti, rischia di finire come la veltronina Marianna Madia, che tutte le speranze s’è portata via?
Per il resto, non possiamo che speculare accademicamente sulla natura della gaffe: cioè, siamo sicuri che dare a Franceschini del “simpatico” sia proprio un complimento? No perché tralasciando il fatto che l’«amico simpatico» non è mai un Adone, c’è da dire che l’accezione della parola il più delle volte è sminuente, nella letteratura politica nostrana. D’Alema, l’antipatico per eccellenza, una volta ha detto che Berlusconi è «umanamente simpatico», ma non voleva essere un complimento. Bertinotti ha detto che Prodi «è un tipo simpatico», e poi gli ha rovinato la vita. Francesco Rutelli, con la sua etichetta di «piacione» in stile Albertone, beh insomma, ha fatto la fine che ha fatto. Lo stesso Franceschini, una settimana fa, parlando di Giovanni Galli candidato Firenze, lo ha definito «simpatico, ma improvvisato», come a dire: è un figo, ma solo come portiere. E poi, diciamocelo, se davvero nel Pd segreteria fa rima con simpatia, pare più quotato Bersani con la sua facciazza gagliarda da salumiere Conad: «Son due etti e mezzo, che faccio lassio?».
La verità è che alla fine è questione di gusti. Pochi giorni fa il Time esortava la sinistra italiana a «combattere la cultura berlusconiana senza essere snob, e per farlo devono apparire più simpatici». Di parere opposto il quotidiano di riferimento dell’ex margherita, Europa, che nell’esaltazione del bastardo ha lanciato la provocazione: Mourinho segretario del Pd.
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