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De Magistris, indagati i magistrati di Catanzaro

Numerose perquisizioni, sequestri e notifiche di avvisi di garanzia a Catanzaro, su ordine della Procura della Repubblica di Salerno. Presunti illeciti che sarebbero stati commessi nelle procedure di avocazione delle inchieste "Poseidone" e "Why Not" sottratte all’allora pm

De Magistris, indagati i magistrati di Catanzaro

Catanzaro - L’inchiesta che oggi ha portato in Calabria diversi magistrati della Procura della Repubblica di Salerno, carabinieri e poliziotti per l’esecuzione di perquisizioni e sequestri, nonchè notifiche di avvisi di garanzia a carico, fra gli altri, di diversi magistrati in servizio a Catanzaro, ha per oggetto anche le due vicende della revoca dell’assegnazione del procedimento cosiddetto "Poseidone" all’allora pm Luigi De Magistris, nonchè l’avocazione allo stesso del pm dell’altra inchiesta denominata "Why not", e le relative archiviazioni di alcuni degli indagati eccellenti coinvolti nei due casi.

"Danneggiare De Magistris"
Secondo la Procura di Salerno, "la sottrazione dei procedimenti Poseidone e Why Not all’allora pm De Magistris e la loro successiva gestione è servita a fermare il predetto magistrato, danneggiare lui, consulenti tecnici e persone informate sui fatti, ostacolare le inchieste, smembrarle, disintegrarle e favorire taluni indagati". Di qui il coinvolgimento nell’inchiesta di Salerno anche di diversi magistrati in servizio a Catanzaro.

Inchiesta Poseidon L’inchiesta Poseidone venuta alla luce nel 2005 e partita da presunti illeciti nella gestione dei fondi per l’emergenza ambientale in Calabria, si era via via allargata fino a ricomprendere settori e attività diversi con il comune denominatore di presunti intrecci, "colleganze affaristiche - scriveva all’epoca De Magistris - tra società e persone riconducibili, anche indirettamente, ad amministratori pubblici facenti parte di opposti schieramenti, in tal modo delineandosi un controllo di fette rilevanti di spesa pubblica".

Indagati eccellenti Il caso Poseidone scoppiava, più precisamente, il 16 maggio 2005, con la notifica di 12 avvisi di garanzia: fra gli indagati l’ex presidente della Regione Calabria nonchè ex commissario per l’emergenza ambientale, Giuseppe Chiaravalloti; l’ex responsabile unico del procedimento presso l’Ufficio per l’emergenza e consigliere d’amministrazione dell’Anas, Giovanbattista Papello; l’ex assessore all’Ambiente Domenico Basile. Ma molti altri nomi di primo piano vennero coinvolti nel corso dei mesi nell’inchiesta. Fra essi, quello dell’avvocato e parlamentare Giancarlo Pittelli, già coordinatore di Forza Italia in Calabria. Proprio a seguito della notifica di un avviso di garanzia a Pittelli, il 29 marzo del 2007 l’allora procuratore della Repubblica di Catanzaro, Mariano Lombardi, revocava la delega di Poseidone al sostituto procuratore Luigi De Magistris, prima di astenersi lui stesso dal caso.

Inchiesta affidata a Curcio L’inchiesta venne in seguito affidata dal procuratore aggiunto Salvatore Murone al sostituto procuratore Salvatore Curcio il quale, agli inizi dello scorso aprile, ha chiesto l’archiviazione delle posizioni di dieci indagati, tra cui il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, il deputato dell’Udc Giuseppe Galati, l’allora senatore e coordinatore regionale di Forza Italia in Calabria, Giancarlo Pittelli, ed il generale della Guardia di Finanza Walter Cretella Lombardo, l’ex presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti. Rispetto alla revoca dell’inchiesta Poseidone all’ex pm De Magistris, ritenuta dai magistrati di Salerno illegale, il reato di concorso in corruzione in atti giudiziari è contestato all’ex procuratore della Repubblica di Catanzaro Mariano Lombardi, all’aggiunto Salvatore Murone, ed all’avvocato e parlamentare Giancarlo Pittelli (Pdl), far i quali sarebbero emersi "rapporti di interesse di vario tipo".



Ora gli contestano abuso d'ufficio e favoreggiamento
Inoltre, al procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli, ai sostituti procuratori generali Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, ed al sostituto procuratore Salvatore Curcio sono contestati i reati di abuso d’ufficio, favoreggiamento e falso ideologico, tutti in concorso, "con riferimento ai provvedimenti di stralcio ed alle richieste di archiviazione, ritenute illegali, effettuati nei riguardi, tra gli altri, dell’on. Pittelli, del generale Cretella Lombardo, dell’on. Galati, di Chiaravalloti, dell’on. Cesa".

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