Delitto della sarta, sparite le chiavi di casa

È ancora piena di misteri la morte di Lucia Scarpa, 70 anni, assassinata nel suo appartamento di via Romolo Gessi con una decina di coltellate. Manca un movente: furto, rapina, omicidio premeditato, ogni elemento conferma un’ipotesi e ne smentisce un’altra. Ma manca anche un sospettato e ora, giallo nel giallo, le chiavi di casa.
Lucia Scarpa abitava sola, dopo la morte del marito nel 2003, al quarto piano di un dignitoso appartamento in una traversa di piazza Bolivar. Circondata dall’affetto dei figli Francesco e Simona, ormai sposati, e delle sorelle, Annamaria e Silvia, con le quali si sentiva più volte al giorno. L’ultima lunedì pomeriggio. Martedì la sorella Silvia da Bergamo la chiama senza ottenere risposta. Preoccupata telefona ad Annamaria, chiedendo di andare a verificare. Lucia soffre di cuore, è già stata operata, e potrebbe avere subito un nuovo attacco cardiaco. La donna si reca con il marito in via Gessi e scopre in ingresso il corpo senza vita dell’anziana trafitta da almeno una decina di coltellate. Subito evidenti due particolari inspiegabili: la porta è aperta ma non forzata e manca il mazzo di chiavi della vittima.
La vittima è in sottoveste come fosse stata sorpresa da qualcuno entrato di soppiatto usando le chiavi. Ne è sicura la nipote Cristina: «Mia zia non avrebbe mai aperto a sconosciuti, soprattutto dopo il furto subito anni fa dalla nonna. Inoltre non avrebbe fatto entrare nemmeno noi famigliari se fosse stata in sottoveste. Figuriamoci a un conoscente o a un estraneo». L’assassino, una volta entrato, colpisce subito già nell’ingresso. Forse l’assassino voleva uccidere, forse solo rubare e, sorpreso dalla pensionata, l’ha colpita. Per poi fuggire spaventato senza toccare soldi e gioielli.
Gli investigatori cercano ora uno spunto nel suo giro di amicizie anche se la donna faceva vita molto ritirata: niente tombole in parrocchia, gite con anziani, o serate in balera. Praticamente frequentava solo le sorelle e, una volta rimasta vedova, non ha mai pensato a trovarsi un altro uomo. Dunque non aveva certo sollecitato sentimenti tanto forti da determinare un delitto. Poco credibile poi il tentativo di stupro: gli abiti della donna erano in perfetto ordine.
Rimane la pista del denaro. Ma Lucia non era ricca, aveva lavorato una vita come sarta, riuscendo a comprarsi una casa dignitosa e mettere in banca qualche migliaia di euro. Una «fortuna» non certo in grado di fare gola. Se non a qualche disperato attratto dai pochi euro e dai monilli in oro, custoditi in casa. Magari quello sconosciuto che ad agosto, mentre lei era in ferie con la figlia, badava alle piante, come spiega la nipote Cristina.

«Mia zia andava spesso a prendere il cappuccino in un bar di piazza Bolivar dove comuni conoscenti le avevano presentato questa persona che per un mese ha avuto le chiavi di casa». Un personaggio già identificato e che presto sarà sentito dalla mobile.

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