Destra o sinistra, tutti pazzi per la politica

Alcuni sono noti, altri meno, altri ancora sconosciuti. Sono gli immigrati che fanno politica. Leggiamo le cronache recenti che la dicono lunga su un fenomeno nuovo in Italia: è di origini iraniane il giovane Camshad Shahriari, in pole position per i due posti che la candidata sindaco della Cdl ha messo in palio con il concorso on line «Conquista un posto nella lista Moratti». Per guidare la lista «Ulivo per Chiamparino» alle comunali, è stato invece chiamato l’iracheno Younis Tawfik che si è visto escluso dopo il no della Margherita. Un niet dei cattolici «perché non possiamo mettere un musulmano capolista». Ma lui non molla e per il futuro si vedrà.
Da più di vent’anni a Torino, Tawfik è scrittore di successo - sta per uscire il suo romanzo Il profugo (Bompiani) - ed è membro della Consulta islamica istituita dal Viminale. Una candidatura nelle liste di An si è profilata anche per un rappresentante dell’Islam dopo la visita di Gianfranco Fini alla Grande moschea di Roma: si tratta dello sheik Omar Camiletti, segretario della sezione italiana della Lega musulmana mondiale che a sua volta ha collaborato con il ministro Pisanu nella scelta dei membri della Consulta.
È di questi giorni la notizia di Yapo Daniel, primo extracomunitario a Varese in lizza per Palazzo Estense: immigrato dalla Costa d’Avorio, diversi mestieri alle spalle, è in Italia da trent’anni e il 28 maggio correrà per un posto in politica nella tana della Lega Nord. Costruire politiche pubbliche per l’immigrazione «assenti da anni», è invece l’obbiettivo di Khaled Fouad Allam, intellettuale italo-algerino e neodeputato eletto in quota Margherita che, insieme ad Ali Rashid (Prc), è il primo parlamentare italiano di origine araba e cultura islamica.

E mentre in Usa il conservatore nero Michael Steel è stato silurato da destri e sinistri causa colore della pelle (un «black» che sta con Bush? Orrore!), l’esercito italiano di nuovi politici multicolor avanza.
Con perseveranza e costanza.

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