Per Detroit e Torino la grande sfida è appena cominciata

Martedì 17 febbraio è il giorno della presentazione al governo degli Stati Uniti del piano di ristrutturazione di Chrysler. È fondamentale per ottenere il vitale finanziamento approvato dal Tesoro. Il piano illustra anche l’accordo con Fiat e le modalità di acquisizione di tecnologia italiana per produrre auto di piccole e medie dimensioni contro la cessione del 35% del terzo costruttore di Detroit. Non sarà solo la Fiat 500 che potrà essere prodotta direttamente negli impianti Chrysler in America, ma anche una generazione rinnovata della Panda, la «piccola Range Rover», come la chiamano molti inglesi. Una city-car che eccelle non solo per la trazione integrale, ma per leggerezza e affidabilità che ne fanno un vero scoiattolo sui percorsi accidentati. In tutto dovrebbero essere sette i modelli che Fiat e Chrysler daranno vita grazie all’accordo che si concretizzerà in aprile. Anche l’Alfa Romeo MiTo sarà venduta in Nord America e nel segmento C sembra prevista la produzione, presso un impianto della casa Usa, di un nuovo veicolo basato sulla piattaforma Fiat C-Evo che sostituirà la Dodge Caliber. Sullo stesso pianale dovrebbe essere costruita la nuova Alfa Romeo 147 destinata al mercato a stelle e strisce. Sarebbero inoltre in via di sviluppo i modelli sostitutivi delle berline medie Chrysler Sebring e Dodge Avenger, anch’essi su una versione allungata della piattaforma Fiat C-Evo.
L’alleanza darà a Chrysler anche l’accesso ai motori italiani di 1.4 e 1.8 litri a iniezione diretta che dovrebbero essere costruiti presso un impianto, sempre Oltreoceano, molto probabilmente in una versione turbo.
I tempi, intanto, stringono. L’amministratore delegato di Fiat Group, Sergio Marchionne, ha trascorso recentemente alcuni giorni ad Auburn Hills, nel Michigan, quartier generale di Chrysler, come ha comunicato Bob Nardelli, amministratore delegato della casa americana, in una e-mail ai dipendenti, riportata dall’agenzia Bloomberg. Tra le altre misure che il management sta attuando, Nardelli ha citato il tentativo di ottenere prezzi più bassi per le componenti da assemblare, il taglio dei margini per i rivenditori e la riduzione del debito a livelli sostenibili. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, punta per il futuro sulle auto pulite, che inquinino il meno possibile e che consumino non più di un litro ogni 15 chilometri. Obama ha anche chiesto che entro il 2011 tutti gli edifici federali diventino «verdi» e meno dispendiosi di energia. Rispetto al suo predecessore George W.

Bush, quello annunciato da Obama rappresenta un vero cambiamento di rotta, anche se non si tratta della svolta brutale che alcuni avevano auspicato. Obama non perde infine occasione per ribadire, con fermezza, che l’America deve puntare all’indipendenza energetica, e che le future auto «verdi» dovranno essere prodotte entro i confini del Paese.

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