C’è da scommettere che le grandi immobiliari stanno già fiutando dove c’è l’affare e dove no. Anche se la lista definitiva con l’elenco degli immobili non c’è ancora. Ma se difficilmente si potrà acquistare l’isoletta per lo sceicco innamorato del nostro mare color smeraldo, cosa mollerà lo Stato agli enti locali in nome del federalismo demaniale? Qualche pezzo da novanta è già inserito in un elenco ufficioso dalle stime in parte preistoriche: il Monte Cristallo a Cortina viene valutato intorno ai 259 mila euro (prezzo di un bilocale a Milano). L’Arenile degli Alberoni a Venezia, varrebbe non più di un milione e mezzo di euro. E l’isola del Buon Castello a Chioggia si potrebbe strappare alla modica cifra di 110 mila euro, una miseria. Vale di più il Villaggio rurale Resta a Taranto, per cui si azzardano ben 435.200 euro. I terreni del golf Albarella arriverebbero a 4,6 milioni di euro, mentre il Croda Rossa è praticamente regalato: 26 mila euro per un monte.
Cifre che girano, che il Demanio non conferma. Ma nemmeno smentisce. Ed è solo l’inizio del «prezziario» in voga al supermercato del federalismo. Il grosso delle compravendite, infatti, riguarderà le caserme dismesse, e molti immobili statali oggi in stato di abbandono. Tutti beni che il governo passerà alle regioni e alle province. Saranno loro poi a decidere se disfarsene, cedendole al miglior offerente, oppure tenersele e riqualificarle. I dettagli si sapranno dopo il voto in Commissione bicamerale previsto per domani.
Una cosa è certa. Non ci sarà nessuna svendita. Lo ha garantito il ministro dei Rapporti con le regioni, Raffaele Fitto. «Il tema sarà all'ordine del giorno giovedì al Consiglio dei Ministri. I tempi sono rispettati e lo saranno anche per gli altri decreti attuativi».
Già, i decreti attuativi, quelli che alla fine metteranno nero su bianco il famoso elenchino dei bocconi prelibati. Ci sono liste presunte, quelle contenute in due decreti del passato. Ma sono ipotesi. Non è certa quale sia la dote che le regioni si vedranno consegnare dal varo del primo decreto attuativo del federalismo. Di certo ci saranno fiumi e laghi, la sabbia delle spiagge, le mura di fari, le caserme, i forti militari.
Il federalismo demaniale corre innanzitutto sull'acqua. Fiumi e laghi diventeranno proprietà regionale. Le regole prevedono un'eccezione per i fiumi che attraversano più di una regione, che resteranno allo Stato. Per i laghi la ripartizione sarà triplice. Gli specchi d'acqua a cavallo di due o più regioni resteranno statali. Alle regioni andranno tutti gli altri, tranne i laghi chiusi, donati alle province. Regionali saranno spiagge e fari, che cadranno sotto la gestione «federale». Ma ad una condizione. I beni dovranno essere utilizzati in modo ottimale e chi li «maltratta» se la dovrà vedere con un commissario statale.
La parte più consistente delle cessioni è rappresentata però dai beni di proprietà della Difesa. Entro un anno sarà pubblicata una lista di immobili militari «disponibili». Le regioni e gli enti locali interessate dovranno presentare una domanda per ottenerne l'affidamento. L'operazione sarà ripetuta ogni due anni.
In teoria perfino i monti potrebbero essere messi in vendita ma sicuramente le spiagge, no. Per farlo servirebbe comunque l'ok dello Stato: difficile, insomma, che uno sceicco metta il recinto agli arenili della Costa Smeralda o alla Costiera amalfitana.
Le scelte che saranno prese nelle prossime ore fanno comunque già discutere. L’opposizione, Bersani in testa, chiede a gran voce «di tirare fuori qualche tabella sul federalismo demaniale». Sul sito di Generazione Italia, l’associazione vicina alle posizioni di Gianfranco Fini, si sollevano invece dubbi sul decreto attuativo, perché presenta «molti punti deboli». E mentre la politica litiga sulle liste, Corte dei conti, Agenzia del demanio e Ragioneria dello Stato stimano il patrimonio statale disponibile in 3,2 miliardi di euro, 1,9 miliardi in fabbricati e 1,3 in terreni. Solo il 3% del patrimonio complessivo, pari a oltre 49 miliardi. Oltre 16 sono quelli del patrimonio storico artistico che non risultano trasferibili; la restante trentina è il patrimonio indisponibile.
Lo Stato non gestisce granché bene questo tesoro: gli frutta solo 237 milioni, al lordo dei costi di manutenzione, che non sono nemmeno ben quantificati. E pensare che solo di affitti passivi paga ai privati 700 milioni l’anno.
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