Caro Granzotto, una delle prime cose che vado a leggere tutti i giorni non appena ho in mano «Il Giornale», è la sua saggia rubrica di posta con i lettori che mi trova daccordo sul 99 per cento delle cose che lei scrive. Devo però confessarle le mie perplessità in merito alle sue argomentazioni che tenderebbero a frenare la Tav Torino-Lione. A mio avviso essa può essere un mezzo efficace per non isolare lItalia dal contesto economico europeo (anche facendo salve tutte le riserve sullUnione Europea) e non mi sembra affatto opportuno buttare al vento i finanziamenti che lUe accorda a quella realizzazione, se portata a termine in tempo utile. Un altro punto su cui non mi sono trovato completamente in accordo con lei è la smitizzazione di Garibaldi; credo infatti che egli rappresenti una di quelle figure che - insieme a Mazzini, Cavour, De Gasperi - negli ultimi due secoli hanno davvero onorato lItalia e dunque non mi sembra giusto condannarlo per qualche debolezza di comportamento.
Giorgio Servo - Torino
Le sue argomentazioni a difesa della linea ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino mi lasciano un po perplesso, carissimo Servo. Lei sostiene che la Tav rappresenterebbe «un efficace mezzo per non isolare lItalia dal contesto europeo» e detta così andrebbe bene se da quel «contesto» fossimo davvero isolati. Ma lo siamo? A parte il collegamento stradale con relativo tunnel del Frejus, quella cinta del «contesto» è già da tempo unita allItalia da una linea ferroviaria. E allora, di quale isolamento si va parlando? Non vorrà mica credere, come qualcuno vorrebbe farci credere, che a Saint Jean de Maurienne siano assembrate enormi quantità di merci e radunati milioni di passeggeri in attesa della Tav per potersi finalmente catapultare in Italia portandovi ricchezza e benessere? Lo sa che la Torino-Lione è già oggi sotto utilizzata? Laltra obiezione concerne lopportunità di «non buttare al vento» i 670 milioni stanziati dallUe. Premettendo che quelli son soldi nostri, nel senso che annualmente versiamo a Bruxelles, che poi li ridistribuisce, qualcosa come 20 miliardi di euro, mi pare sia del tutto legittimo, oltreché ragionevole, rinegoziare il contributo. Se il punto è la realizzazione dei 3mila chilometri del «Corridoio 5» Lisbona-Kiev non si capisce perché ci debbano toccare per primi i 70 chilometri da Torino al confine francese. E non, come sarebbe più giusto, i 600 da Torino a Trieste. Per qual motivo, insomma, non possiamo fare come hanno fatto Francia e Spagna? Realizzare dapprima la rete nazionale e solo successivamente le saldature internazionali? Che poi, caro Servo, faccia due calcoli: un domani la Lisbona-Kiev sarà percorribile (alla media di 200 chilometri allora) in 15 ore. Se le dovesse mancare il tratto ad alta velocità St. Jean de la Maurienne-Bussoleno - 100 chilometri da percorrere a 80 chilometri lora - quelle 15 ore diventerebbero 16 virgola 5 minuti.
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