Dieci secondi di terrore nei palazzi che ondeggiano

(...) Chi è in strada osserva i palazzi che ondeggiano, chi si trova in casa o in ufficio vede vibrare le finestre e i lampadari, sente i pavimenti che si muovono. Poi un boato. Il pensiero della scossa di mercoledì mattina però non aiuta a restare tranquilli, perché questa volta sembra non finire mai. Tutti hanno il tempo di realizzare quanto sta accadendo e di sentire aumentare, con il passare dei secondi, l’intensità del sisma. Chi si trova ai piani più alti vive la situazione con angoscia crescente. Molti si riversano in strada, vengono fatti evacuare gli uffici pubblici e qualche scuola. Un asilo a Tovo San Giacomo in provincia di Savona, il conservatorio di La Spezia, una scuola a Diano San Pietro in provincia di Imperia, alcuni istituti a Genova e provincia vengono liberati per precauzione. All’Oto Melara della Spezia suonano le sirene per far uscire tutti dallo stabilimento, centri commerciali ed edifici pubblici spalanco le porte di sicurezza.
Chi prova istintivamente a mettersi in contatto con i familiari vede aumentare il senso di angoscia. Perché i telefoni cellulari non funzionano. Il terremoto, o più probabilmente la forte variazione del campo elettromagnetico, provoca un temporaneo black out della rete, a conferma che si tratta di un evento particolarmente violento. Ma per fortuna non accade nulla, i primi sopralluoghi non evidenziano problemi di sicurezza. La scossa resta comunque «dentro» le persone. Anche perché la terra in realtà continua a tremare, in maniera forse impercettibile visto che solo gli strumenti segnalano assestamenti di magnitudo assai inferiori.
Poi arrivano le comunicazioni ufficiali. In una casa di Ponzano Superiore, in Val di Magra, sono crollate parti di un tetto in un edificio non abitato. La prudenza consiglia ai tecnici di chiudere le scuole di Levanto in attesa di nuovi sopralluoghi per verificare la stabilità dell’edificio che ospita le medie e il liceo scientifico. Come a voler dimostrare che in Liguria il terremoto è stato violentissimo, gli strumenti del dipartimento universitario di Genova rilevano una magnitudo di 5.6-5.7, cioè persino superiore a quella dichiarata ufficialmente con epicentro nel Parmense.
Dalla Regione intanto parte un comunicato dell’assessore alla Protezione civile Renata Briano. È un invito ai liguri a rispettare alcune norme prima, durante e dopo la scossa. Passata la grande paura, certe cose aumentano la convinzione dei cittadini che è meglio non fare troppo affidamento sull’efficienza della Regione. Secondo le parole dell’assessore sarebbe infatti compito dei liguri assicurarsi, prima che avvenga un terremoto, «se a scuola e sul lavoro sia stato predisposto un piano di emergenza». O ancora, «è necessario essere informati sulla classifica sismica del Comune in cui si risiede». Soprattutto, «il cittadino deve essere informato su dove si trovano e come si chiudono i rubinetti del gas, acqua e gli interruttori della luce». Chi sa come spegnere la luce è a posto.

A patto che però poi stia attento a «uscire con prudenza indossando le scarpe per evitare di ferirsi con vetri rotti e calcinacci». I rassicuranti consigli della protezione civile sembrano destinati a essere i primi a crollare in caso di una nuova scossa.

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