Andrea Nativi
da Milano
Una grande alleanza nellelettronica per la difesa tra Italia e Francia, con protagonisti Finmeccanica da una parte e Thales e Alcatel dallaltra. Secondo Le Figaro è già stato abbozzato uno schema di massima, che prevederebbe la costituzione di un colosso elettronico, formato da Thales, dalle attività spaziali di Alcatel-Finmeccanica e da quelle elettroniche italiane, controllato da un lato dal governo francese (che possiede il 31,3% di Thales) e da Alcatel, che ha oggi il 9,5% della società elettronica, mentre dallaltro ci sarebbe Finmeccanica. In pratica un modello simile a quello adottato in Eads, dove da parte francese cè un azionista privato, il gruppo Lagardere, e lo Stato; da quella tedesca DaimlerChrysler, senza dimenticare una piccola quota spagnola. Il progetto italo-francese costituisce la principale alternativa a unaltra ipotesi di concentrazione industriale che prevede sostanzialmente di portare Thales sotto il controllo di Eads.
Giorgio Zappa, direttore generale di Finmeccanica, ha commentato le indiscrezioni ribadendo che un accordo Thales-Finmeccanica «è unipotesi su cui deve decidere prima il governo e poi gli azionisti francesi», aggiungendo che il progetto è uno tra i tanti che Finmecannica sta valutando per rafforzarsi ulteriormente.
Ma la prima mossa spetta a Parigi. In effetti una combinazione tra Thales, numero uno dellelettronica militare europea, con un valore della produzione di 6,7 miliardi, e Finmeccanica, che dopo le acquisizioni in terra britannica è salita al secondo posto, con 3,1 miliardi, diventerebbe il primo attore nel settore, davanti agli americani Northrop Grumman e Raytheon. Ma le nozze sarebbero oltremodo complesse, sia per bilanciare i conferimenti e la definizione e distribuzione di pacchetti azionari e flottante, sia soprattutto perché Thales e Finmeccanica sono avversari in quasi tutti i mercati e i segmenti di prodotto, pur vantando qualche collaborazione.
La società risultante, per essere efficiente, dovrebbe eliminare dal catalogo i moltissimi prodotti «duplicati». Scegliere se mantenere quello francese o quello italiano porterebbe a scontri e le sinergie richiederebbero poi chiusure e licenziamenti.
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