Dionigi l'Areopagita

Quando s. Paolo si recò ad Atene (At 17, 16) l'apostolo venne invitato a parlare all'assemblea dell'Aeropago. Su quella collina gli ateniesi si ritrovavano per esercitarsi nella loro attività preferita: la filosofia. Paolo sapeva bene di trovarsi nel centro culturale per eccellenza del mondo antico. Un po' come se, oggi, si venisse invitati nel salotto letterario più chic di Manhattan. Paolo aveva studiato ed era versato sia nella Scrittura ebraica che nella cultura greco-romana. Aveva visto, girando per la città, un altare dedicato al «dio ignoto», padre di tutti gli altri, e da questo aveva deciso di argomentare per annunciare Cristo ai greci. Egli sfoderò, dunque, tutta la sua abilità retorica e, lì per lì, effettivamente fu ascoltato con interesse. Fino al punto in cui cominciò a parlare della resurrezione. Allora tutti si misero a ridere e, tra i fischi, lo accompagnarono gentilmente fuori. Tuttavia, qualcuno dei presenti era rimasto incuriosito dal discorso di Paolo, soprattutto una donna di nome Damaris e un uomo, tal Dionigi, che faceva parte del supremo tribunale cittadino. Secondo un'antica tradizione fatta propria dallo storico Eusebio di Cesarea, Dionigi divenne il primo vescovo di Atene. Un'altra tradizione lo dice arso vivo nel corso della persecuzione dell'imperatore Domiziano.

Numerosi trattati spirituali e parecchie lettere sono state attribuite a questo santo, ma già nel concilio di Costantinopoli del 533 qualcuno riconobbe che si trattava di apocrifi. Così, da allora, queste opere vengono classificate come appartenenti a uno Pseudo-Dionigi. www.rinocammilleri.it

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