La questione dei rimborsi illegittimi non finisce qui. Ed è molto probabile che lAsl impugni la sentenza appellandosi al Consiglio di Stato. Non sono tempi in cui un ente pubblico si può permettere di perdere soldi (che gli spettano) così, senza fare una piega. E, cè da giurarci, Asl e Regione giocheranno tutte le carte a loro disposizione pur di recuperare la somma «regalata» ai due istituti privati senza che ne avessero diritto. O per lo meno, si cercherà di riprendersi almeno parte di quella somma, cioè i contributi erogati dal 2007 (anno della nuova legge sullintra moenia) in poi. Negli uffici dellAsl nessuno si sbilancia, ma nei prossimi giorni gli avvocati dellazienda sanitaria inconteranno i legali del Pirellone per capire se la sentenza del Tar può essere ribaltata, almeno in parte. Insomma, si studierà come e quale parte della sentenza impugnare.
E poi ci sono tanti punti interrogatovi da chiarire. Sembravano caduti nel dimenticatoio ma tornano fuori tutti in una volta proprio alla vigilia di unaltra importante riforma sulle regole delle visite in ospedale fuori dallorario di lavoro dei medici. Come mai i fondi sono stati chiesti solo da due Irccs? Perché il meccanismo non è stato stoppato prima? «La norma si prestava a qualche equivoco e non era affatto chiara» sostiene il direttore generale sanitario lombardo, Carlo Lucchina, che ha già chiesto ai suoi tecnici di approfondire la questione e di capire come mai le richieste (legittime) dellAsl sono state rimbalzate. Tutti si rendono conto che è impossibile andare a ripescare i milioni di pazienti che, tra il 2000 e il 2008, hanno usufruito delle visite e chiedere di pagare le quote che non hanno pagato allora. Ma è anche dura rassegnarsi allidea di rinunciare a oltre 30 milioni di euro per un errore. «In fin dei conti - sostengono allAsl - il sistema pubblico si è accollato una spesa non sua».
«La questione va approfondita - sostiene Lucchina - ma non è detto che ci si fermi qui».
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