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«Distrutti dalle correnti: siamo la brutta copia della Dc»

Roma«Il parallelo è d’obbligo: tutto esattamente come il governo Prodi. Ci sono difficoltà e divisioni quasi su ogni cosa». Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino fa un’analisi impietosa della situazione: «I vertici del Pd da troppo tempo giocano a scacchi tra loro e da un pezzo non sentono più il polso del Paese».
Sindaco, dove sta il problema?
«Non è possibile che in un partito appena il leader dice “A” subito si alzino in tre a dire “B”, “C” e “D”».
Alla fine la gente non ci capisce più niente...
«Certo, perché mancano messaggi programmatici e identitari forti».
Il problema era Veltroni?
«Il problema è nel Pd. Bisogna essere in grado di prendere delle decisioni nette e chiare: non è possibile fare come è accaduto per il caso Eluana».
Cosa s’è sbagliato?
«Appena il segretario ha preso una posizione c’è stata la corsa degli altri dirigenti a ridimensionare le sue dichiarazioni. Non solo...».
Cos’altro?
«Si dica una volta per tutte dove vogliamo andare. C’è chi va al corteo della Cgil e chi a quello della Cisl...».
L’eterno gioco a smarcarsi...
«E il Paese va da un’altra parte. Io è da tempo che lo dico...».
Troppe correnti interne?
«Peggio: questo è un partito che vive sui simulacri delle correnti».
Un po’ come la vecchia Democrazia cristiana?
«Le correnti della vecchia Dc erano cose serie, erano luoghi di discussione e di proposta. Noi abbiamo caricature e spezzoni di correnti che tendono a preesistere al partito».
Cosa si può fare allora?
«Serve coraggio. Se si dice “Stiamo con Peppino Englaro”, bisogna tenere quella linea».
E poi la Binetti? E la Bindi?
«Si creeranno delle spaccature ma almeno si fa capire qual è la direzione».
Invece così?
«L’elettore è disorientato, ha la sensazione che noi si giochi ai quattro cantoni».
Ma poi si rischiano scissioni...
«È un rischio che va corso. Si discuta, si scelga, si arrivi a una sintesi e poi ci si dia una linea chiara e certa».
Veltroni ha gettato la spugna. Ha fatto bene?
«Non c’era ragione che lasciasse. A patto, però, di essere in grado di dare una rotta certa al partito».
Per Rosy Bindi è un problema di facce nuove. Il modello Renzi potrebbe funzionare?
«A Firenze ha funzionato ma attenzione: un conto sono le primarie, un altro le elezioni vere e proprie. Ma anche qui metterei tutti in guardia...».
Su cosa?
«A elevare subito qualcuno a nuovo idolo. Guardi Soru: ieri era al top, oggi non è più nessuno».
Una vera débâcle quella di Soru: se l’aspettava?
«Non avevo elementi per fare previsioni. Certo, quando ho sentito che erano appaiati...».
Perché Soru ha perso?
«Mi hanno detto che tutto sommato ha governato bene, nonostante molte asprezze e radicalità su alcuni punti. A dir la verità pensavo ce la facesse».
Dove ha sbagliato?
«Troppe divisioni anche lì e le dimissioni anticipate sono state un azzardo. Se vieni sfiduciato dai tuoi è pacifico che gli elettori si chiedano se questo non potrebbe riaccadere».
Infatti parte della sinistra gli ha messo i bastoni tra le ruote...
«O ti ricandidi con una nuova maggioranza o rischi di grosso. Ma le elezioni sarde le ha vinte Berlusconi».
Una luna di miele continua: perché secondo lei?
«L’uomo è molto più bravo a far campagna elettorale che a governare. Però bisogna ammettere che ha il polso del Paese, annusa l’aria, conosce l’opinione pubblica».
Torniamo al Pd: congresso subito?
«I congressi sono sempre ratifiche di ciò che avviene prima. Ora occorre tirarsi su le maniche e arrivare alle europee sciogliendo tutti i nodi».
Il prossimo è all’orizzonte: in che gruppo andare?
«Credo che l’unico scenario sia un gruppo federato all’interno del Pse».
Alleanze: Di Pietro va scaricato?
«Questione secondaria. Il tema vero è che Di Pietro non deve condizionare le nostre scelte».
Allarme stupri: Michele Serra ha lanciato un appello alla sinistra e ai sindaci affinché la sinistra non si limiti a un freddo richiamo alle leggi. Insomma, le paure dei cittadini sono legittime e vanno ascoltate. Concorda?
«Lo faccio da sempre. Io avevo pure lo studio a Porta Palazzo... La risposta però è solo una: pene certe. Leggi giuste e pene certe».


E se le carceri scoppiano?
«Se ne facciano di nuove».
Più severi con gli irregolari?
«Sottoscrivo. Ma occorre anche esser giusti con i regolari: non posso far aspettare sei mesi per un permesso di soggiorno. Devo essere in grado di consegnarlo in 24 ore».

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