da Milano
Italia nel mirino della Commissione Europea. Bruxelles ha infatti deferito il nostro Paese alla corte di giustizia per la normativa in base alla quale alcuni pagamenti di dividendi destinati a società estere (dividendi in uscita) possono essere tassati più pesantemente di quelli destinati ai gruppi nazionali (dividendi interni). Un analogo provvedimento ha colpito Belgio, Spagna, Olanda e Portogallo. Alla base della decisione di Bruxelles cè la convinzione che tali norme siano restrittive della libera circolazione dei capitali e della libertà di stabilimento.
La Commissione ha inoltre formalmente chiesto alla Lettonia di modificare la propria legislazione fiscale riguardante i pagamenti di dividendi in uscita alle società. «Gli stati membri non possono tassare i dividendi pagati alle società di altri stati membri in modo più gravoso dei dividendi pagati alle società nazionali», ha indicato il responsabile degli affari fiscali Laszlo Kovacs. Disparità che, secondo Bruxelles, stando ai regole vigenti può invece avere luogo in Italia, Belgio, Spagna, Lettonia, Olanda e Portogallo. Visto che mentre i cosiddetti «dividendi interni» non sono tassati o sono soggetti a livelli di prelievo fiscale molto basso, quelli «in uscita» subiscono una ritenuta alla fonte tra il 5% e il 25 per cento.
In particolare per Italia, Belgio, Spagna, Lettonia e Portogallo la discriminazione riguarda le cedole pagate alle società degli altri stati membri e degli altri Paesi che assicurano un adeguato scambio di informazioni. Nel caso dellOlanda la discriminazione riguarda invece soltanto questi ultimi Paesi.
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