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Divise in culla per esperimento. Si scoprono gemelle a 35 anni

New York, affidate a un orfanotrofio, ma uno psicologo le ha usate come cavie. Ora raccontano la loro vita in un libro, "Estranee identiche"

Divise in culla per esperimento. 
Si scoprono gemelle a 35 anni

Peter Neubauer è senza pietà. Deve vederle ora Elyse e Paula, insieme dopo una vita: gemelle diverse. Questa è la loro storia e lui è l’uomo nero: le ha separate per un esperimento, le prese appena nate, figlie di una madre psicolabile e incapace di crescerle. Lei le affidò a un istituto di Manhattan, un centro di adozioni che doveva trovare loro una madre e un padre. Gli stessi, magari. Le gemelle devono stare così: legate, come nel grembo, così nella vita. Perché sono due di uno. Neubauer ha voluto fare Dio: quell’orfanotrofio lavorava con lui e per lui, psicologo fissato con lo sviluppo emotivo dei bambini.

Avevano sette giorni e in onore della scienza sovrana furono mandate in case diverse. Test psicologico. Come crescono? Come vivono? Che cosa sentono? Com’è il doppio quando si forza a singolo? La vita trasformata in un file Excel, in una statistica che fa spavento. Neubauer voleva compiere uno studio epocale nel delirio degli anni Sessanta: i gemelli fanno impressione e gola ai fanatici della scienza. Sono uno scherzo della natura, una stranezza, una stravaganza. I nazisti li prendevano e li torturavano, perché l’identico era imperfetto. Lo psicologo americano ha proseguito la selezione: nell’allucinazione da scienziato, la loro storia era un test, finito come un numero nel libro L’impronta della Natura, la nuova genetica della personalità. Il punto di partenza era apparentemente inconfutabile. Elyse e Paula non sapevano e non sapendo non potevano soffrire, gioire, pensare.

L’uomo senza pietà è caduto sulla banalità della vita: non sapevano tutto, ma sapevano abbastanza. Elyse a sette anni ha perso la mamma adottiva e nel 2004 è partita alla ricerca della sua famiglia biologica: ha scritto alla Louise Wise Service, l’agenzia che l’aveva consegnata ai genitori adottivi, e che stava per chiudere.

Un’impiegata ha tirato fuori la scheda, un altro file di Excel, un’altra squallida riga di statistica: «Sua sorella è stata affidata ai Bernstein». La paura, l’angoscia poi la caccia. Il telefono: «Pronto? Cerco mia sorella». Elyse ha trovato la gemella e s’è ripresa mezza vita, a 35 anni. Adesso dice che quando la cattiveria le aveva separate, ogni tanto si sentiva a metà: «A volte ero triste e dicevo: “Mi sento come se mi mancasse il mio doppio”. E poi pensavo, che metafora trita».
Il doppio c’era. C’è. Esiste e un gemello lo sa. Sa anche che a queste due ragazze quello psicologo ha tolto la cosa che fa la differenza: la condivisione totale. Hanno vissuto a millecinquecento chilometri, una in Oklahoma, l’altra a New York. Poi tutte e due a New York. Vicine senza saperlo. Una scrittrice, l’altra regista. Uguali in due mondi differenti: la somiglianza fisica e la stessa mimica gestuale, le stesse allergie, lo stesso il modo di parlare. Anche una inclinazione di entrambe alla depressione. Ora vivono a pochi isolati l’una dall’altra.

Hanno scritto a quattro mani un libro: Identical Strangers, Estranee identiche. Si chiedono questo: «Se io fossi cresciuta nella tua famiglia e tu nella mia, io sarei tu e tu saresti me?». È una domanda senza risposta. Si avvicina al no, ma non c’è certezza. Non ce l’hanno Paula e Elyse.

Non ce l’ha la scienza.

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