Politica

Divisi in Senato, uniti per un bimbo

Inedita alleanza fra Rame (Idv), Binetti (Pd) e Tomassini (Fi). Hanno aiutato il figlio di un disabile e di una romena gravemente malata

da Roma

Questa è la storia di una strana alleanza tra tre parlamentari delle più differenti aree politiche. Un mini consesso di volenterosi impegnato in una piccola impresa vissuta sullo slancio e sul desiderio di fare una cosa giusta insieme, mettendo da parte, per una volta, la contrapposizione spesso selvatica tra schieramenti e la presunta diversità culturale - e quasi biologica per alcuni pasdaran della lotta politica - che divide rossi e neri, cattolici, liberali e comunisti, nel nostro sistema della contrapposizione frontale e obbligatoria.
I protagonisti sono tre senatori: Franca Rame, eletta come capolista con l’Italia dei Valori; Paola Binetti, esponente della Margherita e orgogliosa rappresentante del gruppo dei teodem del centrosinistra. E il senatore di Forza Italia, Antonio Tomassini. La vicenda ha inizio nella primavera scorsa. È la stessa attrice, moglie di Dario Fo, a rivelarne i contorni in una intervista a La Stampa. «Un giorno mi misi a piangere in pieno Senato perché un bambino in difficoltà di cui stavo seguendo il caso era sparito. Letteralmente: non si trovava più. Bene: una domenica la senatrice Binetti è partita da Roma, il senatore Tomassini da Varese e tutti e due sono andati a Firenze e hanno rintracciato e visto il bimbo».
Quello che la Rame evita di dire è che la sua volontà di recare aiuto a un bambino dalla situazione familiare disastrata - padre cieco, madre romena costretta a tornare in patria a causa di una grave malattia - si era già scontrata con un sostanziale disinteresse mostrato da alcuni esponenti del centrosinistra che avevano evitato di dare seguito alle sue richieste. Fino all’intervento dei due colleghi, agli antipodi rispetto alla sua storia politica.
«Io non ho problemi a collaborare con persone politicamente distanti da me» racconta la Binetti, intervenuta anche nella sua qualità di neuropsichiatra infantile. «Spesso si pensa che chi sta in Senato abbia un grande potere ma invece si percepisce un grande senso di impotenza e bisogna darsi da fare nel nome della passione per il bene comune» continua la senatrice cattolica. «Il bambino era stato messo in una struttura drammaticamente chiusa, accogliente certo, ma che rischiava di trasformarsi in una sorta di prigione. Alla fine, insistendo insieme a Tomassini, siamo riusciti a farlo trasferire in una struttura di pre-affido dove può stare insieme ad altri bambini e recuperare coordinate di tipo affettivo».
Toni simili adotta Tomassini, medico chirurgo nella vita «civile» e presidente della Commissione di inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario nazionale in quella «istituzionale». Proprio facendosi forte di quest’ultimo incarico il senatore azzurro è riuscito ad abbattere il muro di gomma della burocrazia. «Ricordo quando la Rame mi parlò del caso per la prima volta. Era davvero preoccupata, temeva per la vita stessa del bambino. Riuscire ad ottenere qualche risultato è stato duro e qualcosa si è smosso soltanto grazie all’intervento di una persona di qualità come il procuratore capo di Firenze». La battaglia, però, non si ferma. «Ho presentato un’interrogazione parlamentare - racconta Tomassini - e lo stesso ha fatto Franca Rame, una donna capace di passioni umane importanti che ho imparato ad apprezzare.

Mi dispiacerebbe davvero se si dovesse dimettere dal Senato».

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