Docce e bucato: così le maestre aiutano i rom

In via Dolci organizzano corsi anche per le mamme degli stranieri

La scuola si prepara ad accogliere la valanga di alunni stranieri: oltre 160 etnie. E, a sorpresa, si scopre che i problemi più grossi non sono causati dai bambini rom. Bensì da cinesi, arabi e magrebini. Non ci saranno le classi ghetto ma l’integrazione non sarà facile. Soprattutto perché gli scolari cinesi o arabi non spiccicano una parola di italiano. Ogni scuola si sta organizzando come può.
L’istituto Cadorna di via Dolci, dove gli stranieri iscritti sono quasi la metà, si è inventato dei corsi di italiano per le mamme dei bimbi stranieri. «È importante che i bambini parlino italiano anche a casa di pomeriggio - spiega il dirigente scolastico Giovanni Del Bene - Per questo coinvolgiamo anche le mamme. I problemi minori li abbiamo proprio con i rom che già a sei anni conoscono l’italiano abbastanza bene».
Da quest’anno si prevedono meno assenze da parte degli alunni che abitano nei campi nomadi. «L’obbligo di mandare i figli a scuola - spiegano i volontari della Casa della Carità, che «gestiscono» il campo di via Triboniano - è proprio una delle condizioni del patto che i nomadi hanno firmato con il Comune per poter rimanere dove sono». Ogni mattina un bus accompagnerà gli scolari dalle baracche a scuola e ogni pomeriggio i volontari daranno una mano ai bambini a fare i compiti. In tutto sono più di cento gli scolari delle elementari e una cinquantina i ragazzi delle medie. Un meccanismo già collaudato che l’anno scorso ha pure dato i suoi risultati. Una bimba rom, Lavinia, è stata una delle alunne che a giugno ha ottenuto una delle migliori pagelle. I volontari daranno una mano al corpo insegnanti delle scuole dove si riversa il maggior numero di rom: dalle elementari di via Console Marcello, all’istituto Filzi, dalla scuola Bruno Munari a quella di via Cilea. Senza contare gli istituti di Baranzate e Rho. Per gli studenti meno diligenti, verrà applicata una misura particolare: tre giorni a scuola e due giorni nei laboratori di meccanica, falegnameria e informatica con gli educatori.
Nella scuola elementare Russo, vicino al campo rom di via Idro, le maestre si sono attrezzate per aiutare i bambini nomadi a mantenere condizioni igieniche dignitose. Hanno comprato una lavatrice e ogni settimana fanno il bucato con i vestiti sporchi degli alunni rom. Per loro diventa così anche più facile essere accettati dai compagni. Qualche altro istituto mette a disposizione le docce.


Il dirigente scolastico della scuola di via Dolci, dove circa l’8 per cento degli iscritti è rom, vede di buon occhio le classi miste: «Le scuole - commenta - sbagliano a rifiutare i bambini stranieri per paura di perdere iscritti italiani e la preoccupazione dei genitori è ingiustificata. Più volte ho visto bambini italiani imparare parole cinesi e favole arabe fuori dalle aule. C’è un travaso di culture molto proficuo, un valore aggiunto nella formazione scolastica».

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