Questa intervista dura quasi dodici ore. Dal mattino presto al tardo pomeriggio, è la giornata «militare» di Alfonso Signorini, che comprende: un’ora di Show su Radio Montecarlo, cinque o sei riunioni, vari chilometri macinati fra la redazione di Chi e quella di Tv Sorrisi e canzoni, una fetta di bistecca di cavallo con verdure bollite (ma inondate di sale), 12 telefonate perse in 30 minuti, più altre decine di conversazioni al cellulare, di cui un paio con «Maria» (De Filippi), una mezz’ora di luce rossa (segnale che la sua stanza è off limits, ma giura che sia «solo per pensare»), un’intervista video con una rivista di golf, tre litri d’acqua naturale non fredda, zero carboidrati. Il secondo piano della sede Mondadori a Segrate è il suo regno, ha due stanze da direttore (ma solo una ha la luce rossa), la Marilyn di Andy Warhol alle pareti in 4 versioni (tutte fucsia), il suo libro su Maria Callas (Troppo fiera, troppo fragile), i Telegatti, copertine, mazzi di aglio e peperoncino («gli invidiosi sono tanti...»), due Barbapapà, politically correct rosa e azzurro, una tazza di Campanellino. Sono le 8 e mezza, il bidirettore sfoglia giornali e riviste, commenta al telefono: «Nudo.... bah, non si vede niente».
Sempre qui così presto?
«Arrivo alle otto e un quarto. Mi sveglio alle 6 e 45, poi mi dedico alla toletta per quasi un’ora».
Un’ora?
«Diciamo 45 minuti. Ho tutte le mie cremine, me le portano anche dall’America. Poi c’è il rito della vestizione».
Complicatissimo. Come procede?
«Parte tutto dalle calze. Vede, queste sono blu coi pois chiari, allora ho abbinato le scarpe, poi i jeans e il resto».
Perché lei ha dei bei piedi, ovviamente...
«Certo, me l’ha detto Valeria Marini. Da allora, la sera, giro sempre scalzo».
Poi sono le nove e allora va in onda, tema dello show: «Stronzi si nasce o si diventa?». Ma un terzo della trasmissione, candidamente, è dedicata, a Topolino.
Non dica che si diverte di più in radio che in tv?
«La tv un po’ imbriglia, in radio puoi giocare su più registri. In un programma televisivo ne hai uno solo. Come al Grande fratello, in cui emerge il mio buonsenso, un po’ provinciale. Ma è solo una parte di me».
Come con la hostess dell’Alitalia? La martoriò e poi la mise in copertina su «Sorrisi»...
«Ma io l’ho spiegato ai lettori: i miei giornali non sono la rappresentazione delle mie emozioni, delle mie simpatie o dei miei rancori. Il pubblico ha il diritto a essere informato. È un servizio».
Corona sostiene che, senza di lui, il gossip sia morto. Che dice?
«È più vivo che mai. Certo non sopravvive quello becero. Ma il gossip non morirà mai, il voyeurismo fa parte della nostra natura: chi lo sconfessa mente».
Nella stanza da direttore di Sorrisi giura, di nuovo, che la sua vita mondana sia solo un mito.
Niente niente?
«Zero. Perfino le mie vacanze sono defilate...»
Le basta la televisione?
«Ma io non sono in tante trasmissioni: è che quelle a cui partecipo sono molto visibili. Non vado a Domenica in, a Porta a Porta, raramente a Matrix, non vado più a Pomeriggio cinque, perché non ho tempo. Solo al Grande fratello e a Verissimo».
Le pare poco? Al «Grande Fratello» con garbo dice cose cattivissime. Quanto si diverte?
«Mi piace da morire. Sono serva dentro, io. Prima lo esasperavo, quando lavoravo con Chiambretti ero di una cattiveria mostruosa. Forse troppo, ora sono più tollerante».
La più perfida che ha detto?
«Cristina Parodi presentava il concerto di Natale in sala Nervi, ma a dicembre fece una copertina sexy. Allora da Chiambretti commentai: “Vedi un po’ che sguardo da maiala...”. S’infuriò».
Non l’avrà mica perdonata...
«E invece sì. È raro che uno si incavoli davvero, le mie cattiverie non sono mai gratuite. In effetti aveva uno sguardo intrigante. Io ho esasperato».
Di nuovo: le piace essere un po’ cattivo?
«Diciamo pungente - sdrammatizza -. Non mi sento mai troppo preso in un ruolo. Anche qui. Forse perché a me non è mai importato di diventare direttore».
Suvvia...
«No, davvero. Sono contento, ma non era il mio obiettivo. Mi fa ridere chi dice che sia un uomo di potere».
Non lo è? Lerner ha scritto che essere epurati da «Chi» è il preludio a disgrazie ben peggiori... Nega?
«Ma Lerner su Chi ci sguazza. Mi ha invitato all’Infedele per la puntata sulla vanità, pensava non ci andassi. Ma io gli ho detto: certo che vengo».
Quindi non è vero? Se uno non compare su «Chi» non è in disgrazia?
«Un po’ è vero. Cioè, se compari, allora ci sei. Nel bene e nel male. Perché ci occupiamo dei protagonisti del nostro Paese. Ma Lerner ha tutta una sua dietrologia...»
Il potere non le interessa allora?
«No, me ne frego».
Però ce l’ha?
«Certo».
«Chi non c’è s’incazza», dice un titolo di un suo libro. È così?
«Altroché. Soprattutto nei reportage mondani, se ti dimentichi qualcuno, il giorno dopo ti chiamano gli amici degli amici degli amici. È una faticaccia».
Chi chiama?
«Tutti. Dagli amministratori delegati alle starlette, fino ai politici».
Per esempio?
«Una volta mi chiamò la moglie di Bertinotti. Mi disse: Mi sarebbe piaciuto esserci».
Chi le supplica una copertina?
«Tanti. Ma io non la prometto mai. La decido sempre all’ultimo».
Fra una riunione e l’altra infila un’intervista a una rivista-sito di golf. Anche se il suo campo è il tennis: «Mi sono iscritto 4 anni fa: il maestro era un figo pazzesco. Ora vado due volte a settimana, dopo il lavoro. Le altre sere corro».
Parla alla rivista di golf. Una volta ha perfino celebrato un matrimonio, abbiamo visto il video con la fascia. Non è troppo? Ora che altro vorrà fare...
«Una lapdance non mi dispiacerebbe».
Altro?
«Sesso con Brad Pitt?»
Nient’altro?
«Come ruolo? Ma no. Adoro il mio lavoro, ma non andrò avanti così per molto. Non vorrei arrivare a 85 anni attaccato a dodici puntate di Rischiatutto».
Ha uno scacciamosche rosso. Come mai, visto che qui non ci sono finestre?
«Mi faccio aria. E poi allontana i fastidiosi».
A proposito del tema di poco fa: stronzi si nasce o si diventa?
«Si nasce!»
C’è del compiacimento?
«L’orgoglio stronzo... Mi affascina, come tutte le persone di cui sento parlare male: mi viene subito la curiosità di conoscerle».
Rientra nella categoria?
«Io no. Però dico: meglio stronzo che anonimo. Pensa che tristezza».
Ma quanto è vanitoso?
«A livelli anormali. Sono egotico, egocentrico. Ma non mi considero bello. Ho un’autostima altissima per la mia intelligenza, bassissima per il fisico»
La sua vita sentimentale è un po’ complicata: una volta stava per sposarsi, a un certo punto ha fatto outing. È ancora indeciso?
«Ho sempre studiato come un pazzo. La prima donna è stata la zia di un mio allievo. Era la prima perciò mi sono detto: la sposo. Il primo bacio è stato un trauma».
A che età?
«Ventiquattro anni».
Scusi?
«Eh... lo so che è tardi. Poi ho recuperato tutto subito. Al compleanno, mi regalò una chiave d’albergo».
Troppo intraprendente...
«Troppo. Poi ho scoperto che aveva anche degli altri, insomma niente nozze. Dopo, in settimana bianca, incontrai una ragazza stupenda. Siamo stati insieme sette anni, siamo ancora amici. Sostiene che io sia gay solo per marketing».
Se lo dice lei... Insomma poi ha scoperto di essere gay?
«Ho preso coscienza della mia realtà. Ho sempre avuto un lato femminile dentro di me: a un certo punto l’ho ascoltato. Ho aspettato molto: avevo 30 anni».
Alla famiglia lo disse una domenica a pranzo, con la gallina nel piatto. Reazioni?
«Era il mio ultimo baluardo. Papà disse: mi, l’avevi semper dì. Da allora mi sento molto più onesto».
È sempre fidanzato?
«Da otto anni. Sono fedelissimo».
Davanti alla bistecca di cavallo («contiene tanto ferro, lo sa?») si dichiara ipocondriaco. Ha dimenticato i «pilloloni» in redazione, glieli porta la segretaria. Olio di lino, di fegato di merluzzo, omega 3.
Parliamo di gossip?
«Mmmh».
Lo scoop più difficile?
«Concretamente, padre Georg, il segretario del Papa, che giocava a tennis in pantaloncini. L’ho inseguito a lungo. Nessuno l’ha più visto al circolo».
Quello di cui è più orgoglioso?
«Il bacio fra Pavarotti e Nicoletta a Barbados. Non ero ancora famoso, fece il giro del mondo. Un’adrenalina...»
Uno per cui ha rosicato?
«Ducret, l’ex compagno di Stephanie di Monaco, a bordo piscina con la spogliarellista».
Uno fatto per vendetta?
«La vendetta migliore è non pubblicare».
Si è mai pentito?
«Recentemente. Per le foto di Tagliariol, campione di scherma, in costumino rosa al sexy club. Le ho riviste e non mi sono piaciute. Anche se uno è un campione, il suo tempo libero è libero: può fare ciò che vuole».
Perché Aldo Grasso le ha dato del maleducato?
«Non proprio maleducato. Dopo Chiambretti c’è in un’intervista esprimevo delle perplessità su Boncompagni. Mi considerava, diciamo...»
Ingrato?
«In un certo senso».
Era così?
«No, anzi. Lo stimo moltissimo».
È vero che Putin è il suo ideale erotico?
«Sì. Con quella faccia, quell’espressione. Come lo 007, David Craig».
Meglio Putin o la Marini?
«La Marini, in aereo, poco tempo fa mi ha fatto una proposta indecente... Sono molto tentato».
Proposta indecente, i complimenti per i suoi piedi. Però una volta vi siete trovati insieme in una camera d’albergo e non avete combinato niente...
«È vero».
E perché mai?
«Non ci ho neanche provato. Mi sono emozionato troppo».
Uno scoop che le manca?
«Rosy Bindi che perde la testa per un tronista. O la Melandri che si sposa con 5 amici, anziché 500».
A proposito, fu interrogato per la vicenda di Lapo Elkann: com’è il pm Woodcock?
«Bono. Mi fumava quel sigaro addosso. Pensavo mi interrogasse per ore, invece è durato solo cinque minuti».
Che peccato... Una persona che le piace? Non la Marini però. Un’altra?
«Maria De Filippi. È se stessa, e non fa nulla per compiacere».
Una falsità su Signorini?
«Che io sono sempre in tv, e i giornali li fanno gli altri. Io lavoro venti ore al giorno».
Però è raccomandato. Gira voce che si sia fatto mettere una buona parola da un suo alunno...
«Verissimo. Insegnavo in un liceo, il Leone XIII di Milano, e all’inizio di ogni anno davo il tema: “La mia famiglia”. Così scoprii che uno dei ragazzi era il figlio di Pier Luigi Ronchetti, vicedirettore di Tv Sorrisi e canzoni. Ho fatto subito chiamare i genitori e ho proposto al padre una rubrica di recensioni di dischi di musica classica».
Ha cominciato così?
«Facevo già le recensioni dalla Scala per La provincia di Como. Sì, ho sfruttato. Ma era una rubrichina francobollo, oggi Sorrisi lo dirigo».
Si pente?
«No, assolutamente. Mi fa orrore non la raccomandazione, ma la mancanza di talento. In seguito proposi a Mayer una serie di articoli sulla Callas, per Gente. Poi arrivai a Chi, con la Giacobini, a Panorama...».
I suoi
maestri? Rossella, D’Agostino?«Non sono allievo di nessuno. Devo dire grazie solo a me stesso».
Quante bugie dice al giorno?
«Tante. Ma sono funzionali, non grosse. E me le dimentico».
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