Milano - Per un gol di Ronaldo alla Juve, domani sera, bisogna accontentarsi di sfogliare un libro, l’ultimo, confezionato da Nike (incasso in beneficenza) per celebrare i dieci anni di sodalizio col Fenomeno. Illustra 185 reti di una produzione unica: uno di questi, con tanto di disegnino illustrativo, didascalia di un giornalista suo amico (Andrea Elefante della Gazzetta dello Sport) e la testimonianza affettuosa di Fabio Cannavaro, amico-rivale tra i più affettuosi, finì alle spalle di Buffon, in Champions league, ai tempi recentissimi di Real-Juve. Domani sera niente Ronaldo, allora nel Milan: appuntamento in Giappone per chi ha voglia, fede e necessità di lustrarsi gli occhi. È inutile aspettare l’esito della risonanza magnetica di quest’oggi a Milanello, bastano le parole di Ronaldo a raccontare l’accaduto in modo inedito e a chiudere la porta a ogni ipotesi di recupero miracoloso. «Mi stavo riscaldando da tre minuti, stavo per entrare, ho preso a scattare, ho avvertito un indurimento del polpaccio sinistro, non nella parte interna come un mese fa, ma sull’esterno. Allora mi sono fermato, sono tornato in panchina e ho detto ad Ancelotti che non mi sentivo più sicuro. Il medico ha dato credito alla mia idea e sono tornato nello spogliatoio» è la ricostruzione minuziosa dell’ultimo accidente di Ronaldo, nella notte di Lisbona.
È un incidente grave?
«È un piccolo stop, questa volta. Non mi preoccupo, sono consapevole che nel calcio succede, non siamo macchine perfette e perciò non mi deprimo. Io mi diverto ancora, alla mia età, tutti i giorni, quando mi alleno e quando gioco. Perciòamotanto il calcio. Domenica a Cagliari stavo bene, ho retto 90 minuti, non ho paura di niente, neanche dei contrasti duri».
A questo punto resta il Giappone, prima del derby con l’Inter: se dipendesse da Ronaldo quale partita vorrebbe giocare?
«Nella mia carriera non ho mai scelto la partita. Fosse per me giocherei contro Juve, in Giappone e il derby».
Il rinnovo del contratto si allontana?
«Mai chiesto un contratto sulla fiducia, me lo voglio guadagnare. Perché nella mia storia sono stato un vincitore e sono convinto che la mia carriera continuerà nel Milan che considero una casa fantastica ».
Nel frattempo i pettegolezzi sul suo conto si sprecano: dolce vita e pochi allenamenti. Cosa dice?
«Ero a cena con la mia ragazza e hanno scritto di dolce vita. Ho saltato un solo allenamento dall’inizio dell’estate e mi hanno accusato di fare il lavativo. Io vado avanti per la mia strada».
Cosa le piace di questa nuova Juve?
«Mi piace il nuovo calcio italiano pulito, e non mi riferivo esclusivamente all’uscita di scena di Moggi e Giraudo. Dico che così, il calcio italiano è più bello, più credibile. E i problemi della violenza non sono del calcio, sono dell’ordine pubblico. Noi calciatori dobbiamo preoccuparci di dare spettacolo e divertire il pubblico».
Tornerà mai in Nazionale con questi acciacchi?
«Mi manca e perciò non lo escludo. Per farlo devo giocare con continuità, me ne rendo conto. Ma non ho chiuso con quella storia».
È vero che Pato ricorda il primo Ronaldo?
«Niente paragoni, per carità. Pato promette tanto in allenamento, deve mantenere in partita».
Siete distanti anni luce dall’Inter e dallo scudetto: non si sente uno uscito di scena?
«Il calcio è fatto apposta per stupire, sorprendere; fossi in voi giornalisti non escluderei niente, c’è tutto il tempo per recuperare i punti persi. Io e il Milan ci crediamo. E se fossi in uno scommettitore punterei ancora su Ronaldo e sul Milan».
Com’è la storia tra Adriano e Mancini?
«Io sono amico di Adriano, so che ha bisogno di aiuto, non capisco perché mai Mancini se la sia presa. Non volevo mettere il naso in casa d’altri».
Con Capello pace fatta?
«Non condividevo le sue scelte al Real,mail rispetto non è mai mancato».
Kakà superpremiato se lo merita?
«Questo ed altro ancora».
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