Politica

Domenica a piedi, l’autogol degli ecocretini

Nella domenica a piedi gli ecocretini si fanno anche l’autogol. Non bastava la certezza di tenere le auto ferme inutilmente, non bastava neanche la consapevolezza che il livello delle polveri sottili in questi giorni è tra i più bassi dell’anno. No, non bastava niente. Così gli organizzatori di questa giornata di ordinaria demagogia hanno cercato un modo per rendere ancor più manifesto che la scelta del blocco delle auto è stata sbagliata. E l’hanno trovata. Nel giorno che doveva segnare il suo inutile trionfo, l’Anci, cioè l’associazione dei comuni guidata dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha diramato un sondaggio. Ebbene sapete che cosa c’è in questo sondaggio? C’è la sconfessione dei cittadini: la ricerca dice infatti che gli italiani non sottovalutano l’emergenza inquinamento (il 77% considera che i livelli di smog abbiano raggiunto livelli preoccupanti). Tuttavia su una scala di giudizi da uno a 10 le domeniche a piedi si prendono un’insufficienza netta (4,9). Significa che la maggioranza dei cittadini sa quello che i politici non sanno: e cioè che le giornate a piedi non servono a nulla.
Dei mille intervistati, il 25% si sente «molto preoccupato» della qualità dell’aria che respira e il 59% ritiene che l’inquinamento sia peggiorato rispetto al passato. Ma quando si tratta di indicare soluzioni, la domenica a piedi non riscuote grandi successi. La metà del campione ritiene che sia necessario colpire la circolazione dei Tir e, in generale, il trasporto su gomma delle merci, ancor prima di metter mano agli impianti di riscaldamento e a limitazioni per le auto private. Sul fronte della circolazione stradale le misure considerate più efficaci sono il potenziamento dei trasporti pubblici (voto di 8,4 su 10), la sostituzione dei veicoli più inquinanti con mezzi ecologici (8) e l’aumento delle piste ciclabili (7,3).
Ma la sconfessione pubblica della gente non è neanche l’unico autogol della giornata. Un altro è quello tutto milanese delle deroghe che hanno trasformato la città in un posto surreale, con zone senz’auto e altre zone, per esempio quelle dove c’erano le sfilate della settimana della moda, piene di vetture (che ovviamente sgasavano come in qualunque altra giornata). Questo ha alimentato il fronte dei contrari alla domenica a piedi, che già contava sostenitori illustri come il presidente lombardo Roberto Formigoni e quello della Provincia Guido Podestà.
Delle deroghe ha parlato il vicesindaco del capoluogo lombardo, Riccardo De Corato, il quale ha fornito il numero dei permessi politici (20) dati in occasione della giornata di ieri. De Corato ha fatto sapere che tornando indietro non avrebbe concesso deroghe per i comizi elettorali. Il vicesindaco poi ha parlato dei livello di Pm10: «Dai dati provvisori in nostro possesso abbiamo registrato una media di concentrazioni di polveri sottili inferiori ai 20 microgrammi per metro cubo, grazie alla pioggia ma anche al blocco del traffico: si tratta di uno dei risultati più bassi degli ultimi anni». Ovviamente anche De Corato sa che la domenica c’entra ben poco: la pioggia ha fatto molto di più di qualunque blocco del traffico. Blocco che a Milano, nelle 8 ore stop alla circolazione, ha provocato 537 multe della polizia locale per aver trasgredito al divieto di circolare: un centinaio in meno rispetto alle 697 contravvenzioni elevate durante la scorsa domenica a piedi, il 31 gennaio.
Anche a Torino, altra città al centro dell’attenzione, il blocco ha avuto pochi effetti sulla situazione ambientale. Vale lo stesso discorso fatto per Milano: pioggia e nuvole hanno limitato gli effetti dello smog e contemporaneamente non hanno invogliato i torinesi a muoversi a piedi e in bici. «Il blocco era un bluff ed è stato un flop - ha tuonato Silvio Viale, il medico torinese dei Radicali -: ha coinvolto appena il 10% dei cittadini della pianura padana e degli oltre 3.000 comuni interessati solo 170 hanno aderito, con ampie deroghe». Cioè una follia, o quantomeno, una giornata di semplice propaganda. A piedi, certo.

Ma inutile per il risultato finale: cioè far diventare le nostre città più pulite.

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