Donna morta per un pugno in metro: per la Corte Burtone non voleva uccidere

Nelle motivazioni della condanna a nove anni inflitta al giovane che nell'ottobre 2010 colpì in volto un'infermiera romena con la quale aveva avuto una discussione, i giudici spiegano che Burtone non è un «soggetto violento» ma un «immaturo». Non riconosciuta l'aggravante dei futili motivi perché non provata con certezza

Non voleva uccidere. Quando Alessio Burtone ha colpito con un pugno Maricica Haihaianu nella stazione della metro Anagnina era sicuramente alterato, come del resto la sua vittima, ma il suo gesto è andato oltre le sue intenzioni. I giudici della prima Corte d'Assise di Roma motivano così la condanna a 9 anni di carcere per omicidio preterintenzionale inflitta al giovane che l'8 ottobre del 2010 ha ucciso un'infermiera romena con la quale aveva appena discusso. La «condotta lesiva» di Burtone è stata senz'altro intenzionale, ma «la conseguente intervenuta morte della donna, causalmente legata alla stessa condotta, è chiaramente non voluta». Più che un violento, per la Corte, Burtone è un «immaturo» il cui comportamento è condizionato dal contesto sociale di scarsa attenzione ai valori in cui è cresciuto.
I giudici - che infatti hanno respinto la richiesta di condanna a 20 anni di reclusione avanzata dalla Procura - non hanno riconosciuto l'aggravante dei futili motivi perché non provata con certezza. «Al di là delle frasi pesantemente offensive rivolte da Burtone alla Haihaianu - si legge nelle motivazioni - l'impossibilità di conoscere il tenore della discussione e delle espressioni reciprocamente scambiatesi in un crescente stato di alterazione di entrambi, come documentate dalle immagini a circuito chiuso, non consente di determinare quale sia stata la causa ultima della reazione finale di Burtone e di valutarne l'eventuale finalità». L'avvocato Fabrizio Gallo, che lo difende, sottolinea come la Corte abbia smentito l'ipotesi dell'accusa che insisteva sui futili motivi: «Questi ultimi non sussistono - sostiene il penalista - perché Burtone non ha reagito subito dopo la prepotenza fatta da Maricica, passatagli davanti mentre erano in fila alla cassa del bar, ma in una fase successiva quando la donna ha riacceso il diverbio con reazioni non solo verbali».
I giudici smontano anche la ricostruzione fatta dai pm della personalità dell'imputato, considerato un «soggetto dall'indole aggressiva e rissosa, sprezzante della salute e dell'incolumità delle persone». Piuttosto per la Corte Burtone è un ragazzo «cresciuto in un contesto di scarsa attenzione ai valori del rispetto e della considerazione degli altri.

In tale ottica va inquadrata anche l'espressione sorridente assunta dall'imputato al momento del suo arresto, sicuramente sintomatica di un atteggiamento più che irridente e provocatorio, superficiale, irresponsabile e puerilmente inconsapevole della gravità del suo gesto». Un immaturo, dunque, non un violento.

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