Doppia laurea, è «boom» negli atenei

Marco, 19 anni, diploma di liceo classico. Olivia, 28 anni, laurea in sociologia. Michele, 39, laurea in economia, broker. Alfredo, 26 anni, diploma linguistico, ha lavorato come pony express, barista e in un call center. Per tutti un solo obiettivo: la laurea, prima o seconda che sia. Quest’anno, all’università La Sapienza si è registrato un boom di iscrizioni sia ai test di ammissione per il numero chiuso che alle facoltà a accesso libero. A ingrossare le fila degli studenti - e ad aumentarne l’età media - sono romani, più o meno giovani che, pur avendo già un titolo di studio, vogliono tornare sui banchi.
Si stima che oltre il quindici per cento delle matricole del primo ateneo capitolino sia costituito da persone in possesso di titoli del precedente ordinamento. «Per lo più, lavorano - dice Pietro Lucisano, prorettore delegato ai diritti degli Studenti della Sapienza - si iscrivono a facoltà affini a quella in cui sono laureati perché vogliono approfondire la preparazione, sperano in un avanzamento di carriera o perché, promossi per anzianità senza avere le giuste competenze, cercano di acquisirle. La seconda laurea è una scelta intelligente per il curriculum: poco più lunga di un master, è apprezzata sia nel pubblico che nel privato, per l’indubbia qualità a fronte di corsi post-universitari spesso poco seri. Inoltre, lascia al singolo una libertà che i master non offrono, dando modo a tutti di disegnare un corso a misura delle proprie esigenze». Menzione a parte per chi vede nel ritorno allo studio la concretizzazione di un sogno. «Molti, dopo il diploma, hanno scelto la facoltà - prosegue - spinti da genitori o dal mercato del lavoro, che sembrerebbe garantire un impiego solo a chi ha completato certi studi. Acquisita la sicurezza, tornano per seguire la loro vocazione, inoltre c’è chi scopre le proprie passioni tardi e solo in età matura si adopera per realizzarle». Le facoltà del boom sono Lettere, Sociologia, Psicologia e Giurisprudenza. «Sono persone che, avendo poco tempo, possono sostenere un esame ogni tanto, devono escludere, quindi, facoltà con ritmi impegnativi come le scientifiche».
Altra peculiarità tutta romana è l’iscrizione dei «ritardatari»: un ulteriore quindici per cento delle matricole è composto da giovani tra 25 e 30 anni che, dopo il liceo, hanno preferito entrare nel mondo del lavoro, salvo tornare sui propri passi, scottati da esperienze difficili. Affrontare l’università con alcuni anni - e molte esperienze - in più sembra dare grandi vantaggi agli studenti. Facilitati nel superare i test, sarebbero anche più determinati nel seguire il percorso scelto. I cambiamenti, in campo universitario, non riguardano solo le matricole. Già dal 2007, grazie alla nuova Carta degli Studenti, La Sapienza ridurrà il numero di esami per ogni percorso di studio, imponendo il limite di otto prove l’anno.

«Con il 3+2 molte facoltà - spiega Lucisano - volendo dare una preparazione enciclopedica ai ragazzi, hanno aumentato le materie, costringendo gli studenti a decine di esami l’anno e, di fatto, impedendo loro di dedicare a ogni argomento il tempo necessario per assimilarlo. Si è reso necessario un radicale cambiamento». Obiettivo della Carta è equiparare il numero di esami della laurea triennale a quello delle «vecchie» quadriennali.

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