Agli strozzini non era ricorso perché costretto dalla necessità ma solo per migliorare la propria attività. Poi, però, non è riuscito più a sottrarsi al vortice di richieste sempre più onerose degli usurai a cui aveva chiesto un prestito di 25mila euro ed è arrivato a pagare in due anni circa 120mila euro di interessi. Fino allinevitabile cessione ai suoi stessi aguzzini del banco di frutta che con quei soldi avrebbe voluto allargare. A questo punto la denuncia deve essere sembrata lunica soluzione al commerciante di Centocelle che nel 2004 si è rivolto allo sportello antiusura del Comune, coordinato da Tano Grasso. Con laiuto dei consulenti del Campidoglio il piccolo imprenditore è riuscito a raccontare i soprusi subiti ai carabinieri, che grazie ad appostamenti, pedinamenti ed intercettazioni telefoniche hanno arrestato due usurai, T.M., 40 anni e P.L. 50 anni, anche loro come la vittima commercianti di frutta.
Gli investigatori hanno scoperto che almeno una quindicina di persone hanno subito dai due strozzini lo stesso trattamento del commerciante che li ha denunciati. Dopo aver ottenuto il prestito il malcapitato era arrivato a pagare un tasso di interesse che oscillava tra il 12 per cento e il 15 per cento per un tasso annuale tra il 117 e il 120 per cento. Luomo era stato costretto a cedere la propria attività agli usurai dopo essere stato vessato con minacce verbali e fisiche per spingerlo a ritrattare la denuncia. Gli investigatori stanno ora analizzando la documentazione sequestrata nelle abitazioni dei due arrestati, tra cui una lussuosa villa ai Castelli Romani, per decifrare la contabilità che ad una prima stima lascia ipotizzare un giro daffari di circa un milione di euro allanno. Altre indagini da parte dei militari sono in corso sul centro agroalimentare di Guidonia per verificare eventuali collegamenti degli arrestati con altri complici. Oltre ai due finiti in manette, risultano esserci quattro persone indagate. La piccola organizzazione funzionava così: mentre T.M., che ha vari banchi in giro per i mercati della capitale, prestava materialmente i soldi, P.L. raccoglieva dalle vittime assegni scoperti facendoli girare come denaro contante prima che le banche si accorgessero dellinganno.
«Il problema fondamentale da parte delle vittime - ha spiegato Tano Grasso - è quello di denunciare agli organi competenti laguzzino.
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