Politica

Due giorni di clausura per i guerrieri del no

I giovani si autotassano per organizzare la convention. Docenti e coppie sterili raccontano la loro esperienza

Giuseppe Salvaggiulo

nostro inviato a Zone (Brescia)

Un centinaio di giovani del Movimento per la vita per tre giorni in un albergo a Zone, eremo sospeso tra lago d’Iseo e Val Camonica, a discutere di scienza, vita, etica, embrioni, valori. L’altra faccia del referendum, quella che non va in tv. Niente scienziati da Nobel, niente testimonial vip. Soprattutto: niente politici.
Il titolo è ispirato a Dostoevskji: «Che bellezza salverà il mondo?». A sceglierlo Elisabetta Pittino, responsabile lombarda dei giovani del Movimento per la vita. «Per questo meeting ho calcolato un budget di 4000-5000 euro. La metà coperti dalle sovvenzioni, il resto messo da noi anche con l’autotassazione». È riuscita a ottenere il patrocinio di Comune, Provincia e Regione, oltre che dell’Università Cattolica. E quando arriva un assessore provinciale, durante la pausa pranzo, lo introduce ai convenuti, lo ringrazia e gli concede l’agognata passerella con discorso: «È un grande piacere avervi qui».
I ragazzi arrivano da Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. Ottanta euro per tre giorni di pensione completa in un hotel a tre stelle. C’è la piscina e, tra un dibattito e una conferenza, il tempo per un tuffo. In fondo alla sala, un banchetto con decine di opuscoli sulla fecondazione assistita, volantini per l’astensione con volti di neonati, fotocopie di articoli di giornali (molto letto quello di Giuliano Ferrara intitolato «Preghiera a labbra secche: Benedetto XVI, aiutaci tu»).
Venerdì sera ha aperto il meeting Loris Brunetta, presidente dei talassemici liguri, impegnato a difendere la legge 40 perché, con la diagnosi preimpianto, lui non sarebbe mai nato. Ieri, in mattinata, l’apprezzata relazione del ginecologo Giuseppe Noia, docente dell’Università del Sacro cuore. Tema: «Il protagonismo biologico dell’embrione». Svolgimento: «L’embrione è come un direttore d’orchestra, mantiene un colloquio con la madre anche prima dell’impianto. Purtroppo le tecniche di fecondazione extracorporea entrano come carri armati in quest’armonia». Sullo schermo fotogrammi di embrioni al microscopio con scritte tipo: «La vita non può essere messa ai voti: non si uccide una vita umana neanche quando è grande come la punta di uno spillo».
Segue testimonianza di Vittorino e Luisa, coppia sterile che ha rifiutato la procreazione assistita e ha adottato due bimbi russi: «È stata come una gravidanza durata tre anni e mezzo, l’assistente sociale ormai conosce anche il numero di capelli che abbiamo». Ora ne vogliono adottare un terzo. Pranzo con pizzoccheri e vitello al forno, poi di nuovo tutti nella sala conferenze. Una ricercatrice di filosofia disserta su «la bellezza salvifica, la bellezza in 25 secoli di filosofia». Cita Platone e Darwin, Aristotele e Kant, parla di «significato metafisico della fecondazione: quando la scienza toglie Dio dal miracolo della vita, entra in contraddizioni di cui non riesce a venire a capo». Poi altre testimonianze: un ragazzo di 19 anni, cieco dalla nascita; una coppia che al quarto figlio, nato malato, ha scoperto di essere portatrice di fibrosi cistica e nonostante ciò ha deciso di farne un quinto.
Oggi la relazione giuridica sul referendum. Poi tutti a casa, a battagliare per un’altra settimana. «Volantinaggio, manifesti, spettacoli, “aperitivi per la vita”, conferenze. Noi a Brescia con i medici cattolici e l’ufficio famiglia della diocesi abbiamo selezionato una decina di relatori da mandare ai dibattiti».
Marco, 26 anni, ha seguito con attenzione, ma non ha gradito certi discorsi sulle lobby massoniche di scienziati e certi proclami: «Difendo le parrocchie, ma da cattolico preferirei un punto di vista più laico: abbiamo buone ragioni giuridiche e scientifiche, non c’è bisogno di ricorrere alla fede».
giuseppe.

salvaggiulo@ilgiornale.it

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