Pirata della strada a pieno titolo, non con uno, bensì con due morti sulla coscienza. Come se non fosse mai accaduto nulla. Perché il pirata si ritrova ancora con una patente in tasca e - soprattutto - la libertà di continuare a guidare senza aver saldato alcun conto con la giustizia.
Sembra paradossale, eppure nel nostro Paese vige un codice della strada in base al quale è più riprovevole guidare senza cinture o parlare al telefonino mentre si è al volante, piuttosto che investire e uccidere uno o più pedoni, per poi fuggire. Lo sa bene Carlo Riefoli, 43 anni autotrasportatore di Vigevano, che soltanto in tre anni sullasfalto di vittime innocenti ne ha lasciate due, e senza pagare nessun conto salato con la giustizia, nonostante i ripetuti comportamenti più che discutibili.
Il primo episodio risale allottobre del 2002. Riefoli stava transitando nel territorio di Corbetta, comune lombardo in provincia di Milano, quando ad un certo punto gli passò davanti un pensionato, Angelo Maestroni, che stava tornando a casa a piedi. Lo investì con violenza, sbalzandolo lontano sullasfalto, ma anziché fermarsi per aiutarlo, preferì darsi alla fuga. Il poveruomo cessò di vivere poco dopo, mentre il pirata, grazie ad alcune testimonianze, venne rintracciato dalla Polizia Stradale di Magenta. Incriminato e processato per omicidio colposo di primo grado, oltre che per omissione di soccorso, in appello limputato se la cavò con quattro mesi di reclusione e con la sospensione della pena, come prevede la legge.
La condanna penale non fu lunica sanzione. Gli venne altresì sospesa la patente, ma lui, nonostante il provvedimento restrittivo, continuò a girare sulle strade con il proprio mezzo per svolgere il lavoro di autotrasportatore. Così, si arriva al secondo episodio. Accade tutto una mattina di agosto del 2005, quando Riefoli sta percorrendo la strada statale Vigevanese. Lincidente, questa volta, avviene nei pressi del comune di Abbiategrasso.
Con il furgone infatti investì un altro pensionato del posto, Giovanni Rampinelli, appena uscito da casa in sella alla sua bicicletta. Sapendo di averla fatta grossa e temendo che questa volta avrebbe rischiato di più, lautotrasportatore pensò bene di crearsi un alibi per scaricare le responsabilità relative allincidente mortale.
Riefoli, infatti, decise di portare il mezzo di trasporto in aperta campagna, gli diede fuoco, poi si recò in caserma per denunciarne il furto. Lescamotage non riuscì comunque a salvarlo e venne smascherato dai carabinieri, che lo denunciarono ancora una volta per omicidio colposo e simulazione di reato.
Dopo questultimo episodio, la patente gli è stata revocata. Ma anche in questo caso, il pirata ha aggirato il problema.
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