Un affarone sì, ma senza esagerare per non insospettire troppo i clienti. Soggiorno a Ibiza, dieci giorni o un mese poco cambiava, a 2000 euro. Il trucco? Lui spiegava che si trattava di case con dieci-quindici posti letto, che la quantità consentiva di guadagnarci ugualmente e che limmobile era di un professionista che non lo usava destate e che quindi per non rimetterci, preferiva affittarlo «low cost», a prezzi minimi. Lui è un finto commercialista, un trentenne veneto che è stato denunciato per truffa dagli uomini della Polizia ferroviaria di Genova.
Il suo era un sistema abbastanza collaudato, ma sufficientemente invitante per far cadere in tentazione soprattutto i ragazzi alla ricerca di una vacanza da sogno a costi contenuti. Lui, il «commercialista», li accontentava in pieno. Eppoi aveva studiato ogni dettaglio per fare sembrare la cosa al di sopra di ogni sospetto. Innanzitutto il «contatto». Lofferta veniva pubblicata su siti internet specializzati in affitti e case vacanze. A rispondere erano soprattutto giovani. Al telefono rispondeva il trentenne veneto che spiegava di essere un professionista incaricato dal padrone di casa per condurre le trattative. E che dava ogni genere di garanzia. Dava subito il suo numero di cellulare, si affrettava a far avere ai clienti una copia del contratto di locazione. E per dimostrare la sua buona fede, infarciva i documenti di postille con ogni genere di penale per i casi di rescissione, sia a carico del cliente sia a carico del padrone di casa. Così, per far capire che le intenzioni erano buone e che entrambe le parti sarebbero state garantite.
Tutto meraviglioso e apparentemente in regola, dunque. Cera però il «ma» più grosso. La casa, semplicemente, a Ibiza non cera. Non certo allindirizzo riportato, non certo intestata a nome del misterioso e inesistente proprietario. Ovviamente anche il commercialista con il nome e il cognome con il quale si era presentato, non era mai nato. Tutti questi «dettagli» però i clienti li avrebbero scoperti solo al loro arrivo a Ibizia, quando, con le valigie in mano e il costume indosso, si sarebbero ritrovati senza un tetto.
Lultima beffa è toccata a sette ragazzi genovesi che si sono trovati costretti a riparare in un albergo e di fatto a pagare due volte la stessa vacanza. Finiti i tuffi «amari», i ragazzi sono tornati a Genova e hanno deciso di denunciare linganno. A questo punto si trattava di raccogliere le prove e incastrare il truffatore. Il compito è toccato agli uomini del dirigente Salvatore Genova, i poliziotti della Polfer. Questo perché materialmente il raggiro si concretizzava in stazione. Era forse uno dei pochi punti «dubbi» del programma del finto commercialista. Che fissava lappuntamento proprio nellatrio di una grande stazione, Brignole o Principe, ad esempio. Per chi proprio restava scettico, comunque, aveva la risposta pronta. Spiegava che doveva arrivare a Genova in tutta fretta e ripartire per altri contratti. Comunque offriva modalità di pagamento «ufficiali», quanto per lui sicure, visto che chiedeva di accreditare i soldi con il sistema del «Money transfer», potendosi appoggiare su qualsiasi agenzia senza peraltro aver bisogno di fare tutte le procedure bancarie.
Gli uomini della Polfer hanno così organizzato la «trappola». Fingendosi genitori di ragazzi desiderosi di fare una vacanza a Ibiza, hanno preso contatti con il «commercialista» e hanno seguito tutte le istruzioni. Alla fine si sono ritrovati a tu per tu con il truffatore.
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