E dopo 300 anni batte Dorotheum

Un piccolo tappeto afghano che rappresenta lo schianto degli aerei contro le Torri Gemelle, è senza dubbio uno degli oggetti più curiosi (ma anche vagamente sinistri) delle aste milanesi d’autunno. Valutato fra i 300 e i 400 euro, il piccolo tappeto andrà all’asta da Finarte il prossimo 20 novembre (Palazzo Busca, corso Magenta 71) e c’è da giurare che susciterà l’interesse dei collezionisti. È il primo infatti di questo genere «celebrativo» ad approdare in Occidente. L’asta di Finarte, oltre a diversi tappeti di pregio presenta anche un’altra curiosità: i «tessuti di guerra» giapponesi. Nel 1940 sugli abiti maschili tradizionali (juban) compaiono al posto di draghi e fiori di loto, aerei, carri armati e soldati con l’elmetto in testa. In questa singolare contaminazione compare anche un effetto del famoso «Roberto» (l’Asse Roma-Berlino-Tokio), con cavalieri che sguainano la sciabola e alzano al vento bandiere italiane con lo stemma dei Savoia.
Secondo evento dell’autunno è l’atteso debutto di Dorotheum a Milano: l’antica casa d’aste viennese, fondata nell’aprile 1707 dall’imperatore Giuseppe I, celebra in questo modo i suoi trecento anni di vita. Già dal 2005 Dorotheum aveva aperto la sua sede di rappresentanza italiana in un grazioso palazzo di via Boito, che ricrea nel cuore di Milano l’atmosfera della Dorotheergasse viennese. Ora Martin Böhm, presidente di Dorotheum, ha affidato alla direttrice italiana, Angelica Cicogna Mozzoni, le prime vendite milanesi, dopo i successi delle aste del Giubileo a Vienna, tra cui spicca il record mondiale di un milione e 400 mila euro spuntati dalla «Lucrezia» di Guido Cagnacci il 24 aprile scorso.
Si inizia il 4 dicembre con una vendita di gioielli e orologi (Palazzo Amman, via Boito 8, ore 17, esposizione dal 23 novembre): top lot dell’asta un regale collier di diamanti dalla quotazione vertiginosa (135-200mila euro), ma ci sono anche deliziosi gioielli a prezzi del tutto accessibili. La seconda asta (mercoledì 5 dicembre, ore 17, esposizione dal 23 novembre»)farà la gioia di tutti gli amanti dei vetri di Murano, essendo interamente dedicata ai «Vetri italiani del Novecento».

Venini, Seguso, Cenedese, Barovier, celebri soffiatori come Alfredo Barbini (recentemente mancato) o Lino Tagliapietra, due rari vasi disegnati da Vittorio Zecchin negli anni Venti, ma anche le opere contemporanee di Yoichi Ohira, il giapponese che ha messo radici a Murano. Una raccolta di vetri d’arte quale non si vedeva da tempo.

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