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E Annan cerca all’Onu una posizione comune

La Francia propone una nuova risoluzione

da New York

Mentre cresce l’allarme per la situazione umanitaria dei civili in Libano, la crisi in Medio Oriente arriva al suo primo giro di boa politico-diplomatico con un vertice oggi all’Onu tra il segretario generale Kofi Annan, il segretario di Stato americano Condoleezza Rice e il responsabile della politica estera europea Javier Solana reduce dal Libano.
Rientrata anche la delegazione di tre esperti Onu dalla regione, il capo delle Nazioni Unite riferirà in mattinata in Consiglio di Sicurezza sulla situazione in Medio Oriente. Annan si esprimerà in quella occasione anche sul giallo del no della Siria all’ingresso nel Paese di uno dei tre inviati del Palazzo di Vetro, Terje Roed Larsen.
Secondo il quotidiano newyorchese Sun, vicino a Israele, Damasco avrebbe dichiarato Roed Larsen persona non grata e il diniego all’ingresso dell’inviato (che per conto di Annan cura il dossier siriano-libanese e l’applicazione della risoluzione 1556) avrebbe pregiudicato la tappa siriana della delegazione.
All’Onu la notizia non ha trovato conferma ufficiale. «Gli inviati guidati dal consigliere politico del segretario generale Vijay Nambiar hanno deciso di tornare per partecipare alla riunione del Consiglio», ha detto il vice di Annan Mark Malloch Brown. E il portavoce Farhan Haq non ha escluso che la troika Onu possa far tappa a Damasco in un vicino futuro. Puntando i riflettori sulla crisi umanitaria che si sta creando in Libano, Malloch Brown è tornato a sollecitare l’urgenza di un negoziato.
La Rice, Annan e Solana si vedranno privatamente a cena, ma prima di cena e domani mattina apriranno gli incontri alle rispettive delegazioni inclusa la troika Onu. «La Rice integrerà quanto sentito a New York con il suo pensiero sul cammino da fare per risolvere la crisi». Si parla all’Onu di cessate il fuoco: impossibile per l’ambasciatore americano John Bolton, «dal momento che gli Hezbollah sono terroristi», possibile e urgente per la Francia, a patto che sia «duraturo». «È bene che arrivi, più prima che poi», ha detto l’ambasciatore francese Jean-Marc de la Sablière che ha la presidenza di turno dei Quindici per il mese di luglio.
Per accelerare i tempi, l’inviato di Parigi ha fatto circolare in Consiglio una lista di suggerimenti sotto forma di “non paper” che potrebbero essere assorbiti da una risoluzione. De la Sablière ha detto che i Quindici potrebbero adottare «al momento opportuno» questa risoluzione per «una soluzione sostenibile della crisi» includendo tra i suoi punti salienti la richiesta del cessate il fuoco «duraturo», la liberazione dei soldati israeliani sequestrati e la disponibilità del Consiglio a considerare lo schieramento di «una presenza rafforzata di sicurezza internazionale e di monitoraggio».
In un indiretto riferimento a Hezbollah, de la Sablière ha detto che il testo dovrebbe includere il disarmo e la smobilitazione di tutte le milizie in Libano in modo da consentire al governo di Beirut di riaffermare la sua autorità su tutto il territorio.

La proposta prevede la condanna di «tutte le forze estremiste che cercano di destabilizzare la regione» e include l’avvertimento che ai loro sostenitori «non può essere permesso di far precipitare il Medio Oriente nel caos e provocare un conflitto più vasto».

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