E Dario ha le traveggole: «Il governo è minoranza»

Roma«Gli avvoltoi che hanno girato per mesi sul Pd possono tornare a casa: gli italiani hanno confermato il progetto del nostro partito». Dario Franceschini evidentemente temeva che gli uccellacci avessero ragione. E dalla paura al sollievo il passo è stato breve.
Adesso nel Pd confessano che le previsioni per queste elezioni europee erano peggiori. Quindi, si minimizza sul calo al 26,13 per cento, anche se vuol dire 5 punti in meno rispetto al precedente voto per Strasburgo del 2004 e 7 punti in meno delle politiche 2008. Le aspettative erano talmente basse che tra i democratici si parla addirittura di «soddisfazione», esaltando la frenata del Pdl che appare come una boccata di ossigeno per il neopartito.
«Il governo è ben sotto il 50 per cento. Oggi è minoranza nel Paese, visto che i voti del Pdl e della Lega messi insieme raggiungono il 45,2 per cento», spiega Franceschini alla conferenza stampa in cui commenta i risultati elettorali. Insomma, «l’avanzata straordinaria» degli avversari non c’è stata. Anzi, è stato «sfatato il mito dell’invincibilità di Berlusconi ed evitato il rischio del padrone assoluto».
Il segretario se ne ascrive il merito e di autocritica da lui e dai suoi non si sente parlare. Il leader spiega a tutti che il Pd, nel quadro europeo, ha ottenuto più voti in termini assoluti, «e forse più parlamentari», dei partiti progressisti e socialisti della Ue, quasi tutti in forte calo. Franceschini ha telefonato ad Antonio Di Pietro per congratularsi perché, lui sì, ha davvero vinto. «Passare dal 4 all’8 per cento - riconosce - è un passo significativo. Purtroppo, sono voti che si spostano nel nostro campo». Sa che il Pd dovrà fare i conti con una Idv dalla voce grossa. E anche con l’Udc di Pier Ferdinando Casini, appagata dal suo 6,5. «Punto fondamentale della prossima stagione politica», per Massimo Cacciari. E Piero Fassino assicura: «Lavoreremo per costruire un’alleanza di governo».
Sono in molti nel partito a vedere il bicchiere mezzo pieno. E Giorgio Tonini assicura che dopo i ballottaggi del 21 si penserà ad un congresso «pacato e sereno». Fassino sottolinea che il Pd è «una delle forze più grandi del centrosinistra europeo, il primo partito del campo progressista con 8 milioni di voti». Sì, fa notare la voce fuori dal coro di Gianni Vernetti, ma ne ha persi 4 milioni rispetto alle politiche e 2 milioni rispetto alle europee: «È una pesante flessione a livello nazionale, che dovrebbe evitare inutili analisi indulgenti». Parole che sembrano cadere nel vuoto. «Abbiamo fermato Berlusconi nel suo delirio d’onnipotenza», festeggia Rosy Bindi. «Quello che abbiamo chiesto agli italiani ce l’hanno dato», commenta David Sassoli, candidato Pd più votato alle europee. Nessun «plebiscito» per il Cavaliere, ripete Beppe Fioroni.

Il premier ha voluto queste elezioni come un referendum su di lui, spiega Nicola Latorre, ma «l’operazione di sfondamento del Pdl non è riuscita». La consolazione è tutta qui: «Il Pdl non ha sfondato e il Pd non ha avuto il tracollo annunciato».

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