Se pur a fatica, gli italiani stanno incominciando a capire che gli anni del «tanto paga pantalone» sono finiti e che, se lo Stato elargisce qualcosa a qualcuno, tale somma verrà poi prelevata a tutti gli altri cittadini, sotto forma di tasse e balzelli. Questo aspetto del costo per la collettività sta venendo totalmente posto sotto silenzio nel caso del dibattito sulle coppie di fatto ed infatti è emblematica la scelta di glissare sulle questioni finanziarie legate alla legge Bindi-Pollastrini per rimandarli a «momenti successivi» e i timidi accenni già inseriti, quali le questioni ereditarie, sono piene di pasticci.
Se ci si astrae da considerazioni etiche e morali e ci si sofferma esclusivamente sugli aspetti finanziari connessi alla questione dei Pacs, ci si imbatte in alcuni punti critici, che volutamente sono stati accantonati dalla proposta presentata al Consiglio dei ministri, ma che inevitabilmente saranno introdotti in seguito, lontano dal clamore dei media: i principali sono le pensioni di reversibilità e gli assegni familiari. La famiglia tradizionale è sempre stata intesa come nucleo stabile, e come tale ha ben funzionato da secoli come fondamento della nostra società occidentale. A questo proposito i doveri che legano i coniugi sono assai pervasivi, e chiunque si sia trovato nella situazione di doversi separare ha sperimentato, spesso dolorosamente, i disagi di tale situazione. A fronte di tali stringenti doveri, lo Stato riconosce, correttamente, alcuni diritti patrimoniali, quali uno sconto sulle imposte per i redditi bassi tramite lo strumento degli assegni familiari e la reversibilità della pensione in caso di morte di uno dei coniugi. Tali diritti sono intesi come incentivo ad una condizione, quella familiare, appunto, intesa come meritevole di tutela. Ebbene, nel dibattito sui Pacs ci si sofferma spesso sui diritti ma si mette la sordina ai doveri: paradossalmente ci si troverebbe nella situazione che il cittadino «PACSato» sarebbe in una condizione di privilegio nei confronti degli altri cittadini, in quanto titolare di diritti sostanziali a fronte di doveri quanto meno labili.
Cosa impedirebbe infatti al single di stringere un Pacs con l'amico, la fidanzata, il conoscente, sapendo che a fronte di tale dichiarazione discendono minimi doveri ampiamente compensati da sconti di imposta ed eventuali pensioni del tutto a carico della collettività? Anche i vincoli della convivenza pluriennale non sono una seria limitazione all'abuso del diritto, anzi, ci sarà la corsa al Pacs per far scattare prima il privilegio, aiutati dalla retroattività della norma (una passione aberrante di questo governo). La sinistra continua a trattare i cittadini da stupidi e, agitando la bandiera di situazioni strappalacrime quali l'assistenza in ospedale del convivente malato, pensa di far passare sotto silenzio l'ennesima tassa che arriverà sulle spalle delle famiglie (quelle vere) che lavorano e contribuiscono, sotto forma di pensioni pressoché perpetue. Nessun single titolare di pensione si asterrà dal firmare un Pacs con l'amico, garantendogli un ricco vitalizio a spese di quei pochi che ancora lavorano e devono fare i conti con cedolini in caduta libera grazie alle idee di Visco e soci.
Si vuole far gettare la maschera a questo progetto? È molto semplice: si preveda anche per i Pacs l'obbligo di assegno continuativo di mantenimento (cosa ben diversa dai pallidi alimenti previsti dal ddl) per il contraente più debole in caso di rescissione del patto: in tal caso però si avrebbe una fotocopia del matrimonio e quindi non si capirebbe la necessità di nuove stipulazioni. In caso contrario si avrà nient'altro che l'ennesimo aumento della spesa statale, foraggiata dalle tasse sempre più alte a carico del cittadino lavoratore. Come (per dirla con le parole di Mario Draghi) le aliquote più alte penalizzano il cittadino onesto, così un'estensione dei diritti patrimoniali delle coppie di fatto penalizza la famiglia tradizionale, perché a fronte di risorse scarse se si dà a qualcuno è giocoforza togliere a qualcun altro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.