Politica

E gli imprenditori: «Non taglieremo spese e assunzioni»

nostro inviato a Cernobbio (Como)

Il cuore - si sa - ha ragioni che la ragione non conosce. La massima di Blaise Pascal è approdata ieri fin sulle sponde del Lario, a Cernobbio, a marcare in modo quanto mai calzante ciò che divide il milieu politico istituzionale (ma anche l’autoreferenziale club degli economisti) dal mondo dell’impresa. Mondo fortunatamente popolato da quegli strani individui che anche in tempi di cattiva congiuntura si ostinano con caparbio ottimismo ad andare avanti. Gente abituata ad ascoltare appunto il proprio cuore ben più delle ragioni altrui.
Di queste - accodandosi così alle cupe premonizioni già confezionate dagli economisti - si è fatto portatore il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento in videoconferenza ai partecipanti al workshop Ambrosetti di Villa d’Este. Un messaggio, il suo, segnato da un evidente pessimismo circa l’andamento e gli sviluppi della crisi economica mondiale. Messaggio apparso così in evidente contrasto con i risultati del sondaggio interattivo condotto dallo Studio Ambrosetti tra gli imprenditori presenti al tradizionale appuntamento di Cernobbio. «La crisi, anche se il Fondo monetario internazionale vede la ripresa più vicina, non è finita. E i prossimi mesi potrebbero essere drammatici sul fronte dell’occupazione», è stato l’allarmato monito del capo dello Stato, il quale ha poi aggiunto il suo appello affinché anche a livello europeo ci si attrezzi per affrontare un autunno che, sul fronte del lavoro, potrebbe risultare caldo. Riferendosi ai dati preoccupanti provenienti dagli Usa, dove i jobless hanno toccato il record negativo del 9,7%, avviandosi a superare presto quota 10%, e ribadendo il concetto che «la crisi non è finita», Napolitano ha anzi aggiunto che essa «è destinata a provocare serie conseguenze sul mercato del lavoro nei prossimi mesi». Fortunatamente, e per ammissione di molti addetti ai lavori anche con piacevole sorpresa, le ragioni del cuore dettano cose ben diverse. A partire da quel prevedibile 30% di imprenditori che si è dichiarato fiducioso nella ripresa prevedendo poi che la stessa arriverà entro la seconda metà del 2010. Un dato che quindi ci stava, perché tutto sommato in linea con quanto avevano già detto gli economisti il giorno prima. Dato che però ci parla di uno sguardo ben più roseo sul futuro se lo sommiamo al quel rilevante 10% che vede la fine del tunnel, almeno per la propria azienda, già entro la fine di quest’anno.
Ma le sorprese non finiscono qui. Il 25% degli imprenditori ha assicurato di non attendersi flessioni del proprio fatturato 2009 rispetto a quello del 2008. Mentre addirittura un 28% del panel ha sostenuto che i ricavi di quest’anno saranno superiori a quelli di dodici mesi prima. E non è ancora tutto: il sondaggio dello Studio Ambrosetti, condotto a Cernobbio tra i capitani d’impresa partecipanti al workshop lariano, ha messo in rilievo un ottimismo che fa ben sperare, soprattutto perché di freschissima data. Rispetto infatti a solo tre mesi fa, il 33% degli intervistati si è detto senza esitazioni pronto a incrementare i propri investimenti produttivi, respingendo addirittura, quasi con sdegno, l’ipotesi di ridurli. Un altro 33% ha dichiarato di aver confermato tali e quali, senza modifiche, le cifre da destinare al potenziamento dell’attività produttiva. Infine, soltanto il rimanente terzo ha ammesso di aver abbassato le previsioni di spesa in tal senso. Da ultimo, anche alla voce «occupazione» le risposte degli imprenditori sono sembrate staccarsi sensibilmente dalla preoccupazione espressa dagli economisti e condivisa ieri dal presidente Napolitano. Con ben il 40% che assicura di poter mantenere stabile il numero dei posti di lavoro nella propria impresa. Ma ciò che più conta è quell’inatteso e rilevante 15% che afferma addirittura di prevedere nuove assunzioni. Del resto è proprio il cuore l’unica cosa che si può gettare oltre l’ostacolo.

Anche perché la ragione non vola.

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