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E intanto l’Italia cresce più del resto d’Europa

Nel primo trimestre il pil è cresciuto di 0,5 punti contro lo 0,2 per cento degli altri Paesi. Il recupero delle esportazioni favorito dal cambio

Il balzo in avanti dell’economia italiana nel primo trimestre del 2010 di 0,5 punti rispetto al trimestre precedente è una eccellente notizia, che smentisce l’opposizione che ha accusato il nostro governo di pensare troppo al rigore dei conti pubblici e di aver trascurato la crescita economica, in modo tale che il suo andamento risulta sistematicamente inferiore a quello medio dell’euro zona. I dati del primo trimestre mostrano che il nostro andamento economico è in recupero e che la nostra situazione non è affatto peggiore di quella degli altri, con cui ci confrontiamo. Infatti nei 27 Paesi dell’Unione europea e nei 16 dell’euro zona la crescita del Pil è stata dello 0,2%. E lo stesso aumento è stato registrato dalla Germania, mentre Francia e Spagna hanno messo a segno solo un aumento dello 0,1. Invece il Regno Unito registra una crescita dello 0,3. La Grecia è ancora in recessione. Utilizzando il metodo degli Usa per cui i dati trimestrali vengono presentati su base annua, cioè vengono moltiplicati per quattro come i trimestri, noi nel gennaio-marzo abbiamo avuto un aumento del Pil del 2%. E l’euro zona, l’Ue e la Germania soltanto lo 0,8 mentre il Regno Unito raggiunge il +1,2 e Francia e Spagna sono in coda con un +0,4.
Ma noi siamo davvero più bravi di tutti gli altri? Andiamoci piano. I confronti vanno fatti tenendo conto anche della base a cui ci si riferisce. E nel quarto trimestre dello scorso anno l’Italia andò peggio degli altri grandi stati dell’euro zona e della media europea. Infatti noi, allora, abbiamo registrato un inatteso calo del nostro Pil dello 0,2, mentre l’euro zona registrava un aumento dello 0,1. E nella media dei 27 Paesi dell’Unione europea ci fu un aumento dello 0,2. Fra i grandi Stati dell’euro zona, faceva spicco la Francia che fece un balzo in avanti dello 0,6, mentre la Germania aveva una crescita zero e la Spagna regrediva dello 0,1. Fuori dall’area euro, il Regno Unito aumentava dello 0,1. Facendo il calcolo con queste diverse basi fra la Francia e la Spagna emerge una grande differenza: a vantaggio della prima. Infatti il +0,1 dell’economia francese del primo trimestre del 2010 indica che essa sta continuando il notevole recupero registrato nel trimestre precedente mentre lo 0,1 spagnolo indica che la Spagna ha arrestato la recessione, ma non è tornata a crescere. Si può consolare guardando la Grecia, ove il Pil continua ancora a diminuire. Tenendo conto del nostro brutto dato del quarto trimestre del 2009 (meno 0,2) il +0,5 del primo di quest’anno risulta ridimensionato. Al netto di quella diminuzione il nostro trend di crescita del Pil nel primo trimestre del 2010 è dello 0,3. Su base annua la continuazione di questo andamento ci porterebbe comunque a un +1,2. E non quel misero 0,8 che sino ad ora ci è stato attribuito dal Fondo Monetario nelle sue previsioni ufficiali. In effetti la Confindustria prevede che il nostro Pil nel 2010 abbia una crescita di circa l’1,2%. Nell’euro zona, facendo la media con l’ultimo trimestre del 2009 in cui ci fu l’aumento del Pil dello 0,1%, la crescita è dello 0,3. In Germania risulta dello 0,2. Il Regno Unito invece ha una performance migliore della nostra, perché, nella media dei due trimestri, registra un +0,4. La Francia un +0,7. Ma Londra e Madrid nel 2009, per sorreggere la loro economia, hanno effettuato una politica di bilancio ultra espansiva, con un deficit dell’11,5% del Pil e la Francia ha portato il deficit al 7,5, il nostro governo ha mantenuto il disavanzo al 5,3 limitandosi a sostenere l’occupazione con la cassa integrazione e ad aiutare i meno favoriti con la social card. Berlino ha praticato l’austerità mantenendo il disavanzo al 3,3 del Pil. La sinistra, la Cgil e alcune istituzioni internazionali hanno criticato il nostro governo, perché non ha sostenuto abbastanza i consumi interni, con politiche di bilancio espansive. I dati sulla ripresa del primo trimestre, confermati da quelli positivi di aprile e maggio, mostrano che quelle critiche erano infondate. La prudenza del governo è servita a mantenere un quadro favorevole per l’economia, che ha ripreso slancio a causa della robusta ripresa delle nostre esportazioni. L’Italia, come la Germania, è proiettata sui mercati internazionali. E il ribasso dell’euro ha favorito il nostro recupero internazionale, mentre la manovra correttiva dei conti pubblici, realizzata senza aumenti di imposte e senza tagli di spese produttive, ha consentito alle imprese di riprendere slancio. Il cammino del recupero è appena cominciato.

Ora, mantenendo il rigore, che aveva la priorità assoluta, bisogna pensare di più alla crescita, ma la direzione di marcia che è stata presa è quella giusta.

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