Economia

E Lady Marcegaglia batte un colpo

Imprenditore di rango, attivo da tempo in Confindustria, amministratore capace del Sole 24 Ore, emarginato perché nella presidenza D’Amato, Guidalberto Guidi appare a tanti scontenti dell’attuale gestione di viale dell’Astronomia il candidato perfetto. Lui ci ha fatto un pensiero, poi ha detto che non vuole ostacolare la corsa della figlia Federica alla presidenza dei giovani: scelta questa in qualche discontinuità con la presidenza politicista dell’uscente Matteo Colaninno. Non per nulla, l’altro giorno a L’Aquila, Luca Cordero di Montezemolo, impegnato a mantenere in Confindustria una rete di sostenitori, ha lanciato la candidatura di Cleto Sagripanti, imprenditore calzaturiero e oggi vice di Colaninno.
Venerdì 9 e 10 novembre riuniti ad Acqui Terme per «il seminario residenziale annuale» i direttori delle associazioni di Confindustria. Maurizio Beretta ha spiegato che tutto va bene: si susseguono finanziarie propizie agli industriali, l’apparato confederale è più snello ed efficiente. Chi ha assistito all’incontro, parla di scontento diffuso ma senza la voglia di misurarsi con la squadra montezemoliana in uscita.
Tocco di mondanità: l’introduzione di Paolo Mieli che ha analizzato la politica italiana. Bisogna, nonostante tutto, difendere il bipolarismo, garanzia in prospettiva di buona governabilità - ha detto Mieli -. L’impresa è oggi l’unico soggetto forte di fronte a una politica a pezzi e a un sindacato con poco consenso. Quando concertate - ha aggiunto - tenete conto della vostra forza, non piegatevi a compromessi mediocri».
Ricordando un bon mot di Mario Missiroli, antico direttore del Corriere, c’è chi ha commentato: «Che contributo eccezionale darebbe Mieli all’Italia se solo disponesse di un quotidiano per affermare le sue idee»
Il nervosismo degli industriali metalmeccanici per gli anticipi sul contratto concessi da imprese, i cui massimi responsabili (dalla Fiat alla Brembo) ricoprono le cariche più alte in Confindustria, alla fine ha spinto Sergio Marchionne a precisare che non intendeva spiazzare nessuno, ma solo rinsaldare i rapporti con i suoi lavoratori: parole ragionevoli in cui si legge, però, un filo di imbarazzo. Alberto Bombassei, dalla sua, ha colto negli imprenditori già suoi fedelissimi in Federmeccanica (i «duri» di Brescia, Mantova e Bergamo) dell’amarezza. È ripartito così con l’antico cavallo di battaglia, scelto con convinzione sotto la presidenza D’Amato e messo da parte nella stagione del flirt con la Cgil, sulla riforma del contratto nazionale. Intanto in ambienti vicini a lui si parla - anche per la costante espansione della Brembo, ultimo acquisto negli Stati Uniti - di una rinuncia a correre per la presidenza di Confindustria.
L’appello di Emma Marcegaglia su Malpensa di lunedì 19 novembre non è stato letto solo come la ragionevole considerazione di chi conosce bene i problemi suoi e dei colleghi.

C’è chi ha visto nella convinzione messa nelle sue parole (e nell’attenzione a diffonderle) il segno di una candidata alla presidenza di Confindustria che si occuperà più di problemi concreti e meno di abolizione delle Province o sistema elettorale.

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