E la linea dura del leader lacera il partito neonato

E' guerra tra le due correnti di Fli: "Più di così Silvio cosa poteva concedere?". Bocchino insiste: aperture figlie della debolezza

Roma «Più di questo Berlusconi cosa poteva concedere?». Tempi duri per le colombe di Futuro e libertà. L’organizzazione di Gianfranco Fini si è presentata ancora divisa a uno degli snodi cruciali per il centrodestra. L’intervento del presidente del Consiglio è stato interpretato in modo diverso dai vertici di Fli, con una parte del partito impermeabile alle aperture del premier e l’altra, prima sollevata per la mano tesa del Cavaliere e poi spiazzata dall’intransigenza dei falchi.
Falchi che, anche questa volta, sono in sintonia con il leader. Il discorso di Berlusconi, raccontavano ieri esponenti Fli, non è piaciuto a Fini. E non sarebbe potuto essere altrimenti, visto che l’attesa per la convention del partito, in programma per domenica e Perugia, è alta. Per tentare di ricomporre le divergenze e arrivare a una sintesi oggi si terrà un vertice tra Fini e tutti i colonnelli.
La linea di demarcazione rimane quella tra gli ultrà e i governativi. In testa al primo gruppo, il presidente dei deputati Italo Bocchino che, poco prima dell’intervento del premier, minacciava: se Berlusconi «mostra i muscoli porta il Paese alla crisi». E poi bocciava le aperture del Cavaliere come una «presa d’atto figlia della debolezza». Aporia inevitabile per chi intende mantenere al massimo la tensione, almeno fino a Perugia: «Il passaggio di domenica non sarà insignificante, non può restare tutto così com’è». Che la linea dura, almeno per il momento, sia dettata da Fini (Bocchino a volte gioca da libero battitore) è dimostrato dal fatto che anche il viceministro Adolfo Urso, il più finiano dei colonnelli, ieri ha bocciato il discorso di Berlusconi.
Proprio per questo assumono un significato politico le prese di distanza delle colombe, che ieri sono state nette e, più o meno, tutte dello stesso tono. Da Catia Polidori a Giuseppe Consolo passando per Carmine Patarino, i deputati Fli hanno mostrato di apprezzare il riconoscimento del ruolo di Fli hanno chiesto a Berlusconi di «passare ai fatti». Anche il ministro delle Politiche Ue Andrea Ronchi plaude al riconoscimento di Fli. E parla del futuro del governo Berlusconi: «Il nostro unico impegno è quello con gli elettori che ci hanno votato per cambiare l’Italia e avviare una stagione di riforme». Attenzione al merito delle politiche non casuale, quella di Ronchi, visto che oggi al consiglio dei ministri sarà approvato il Pnr, Programma nazionale di riforma, per rilanciare l’economia del Paese stilato dallo stesso ministro insieme a ai colleghi Tremonti, Sacconi. Berlusconi lo inserirà come il sesto punto del programma di legislatura, un’apertura a Fli anche sui temi economici.
Se domenica, smentendo tutte le previsioni, Fini tenderà a sua volta la mano a Berlusconi, il centrodestra si troverà di fronte a un altro problema.

La guerriglia tra Fli e Pdl ha già lasciato tracce profonde, come dimostravano ieri i siti di riferimento dei due partiti. Sfogatoio di militanti, divisi su tutto, ma che ieri si sono ritrovati d’accordo sul no al patto di legislatura. Per la maggioranza, convinti che a questo punto sia meglio il divorzio.

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