Roma - Onorevole Sandro Bondi, coordinatore del Pdl e ministro dei Beni culturali, si può considerare Fini una Nancy Pelosi all’italiana?
«Pelosi gode di autorevolezza ed esercita influenza perché svolge il proprio ruolo, in un sistema politico diverso, senza entrare nel dibattito quotidiano e senza contrastare Obama».
Circostanza che spesso si dimentica.
«Fini, da un lato, si rifugia dietro un profilo istituzionale super partes e, dall’altro, pretende di entrare nel vivo delle decisioni del governo e del partito. In aggiunta, attraverso posizioni che vengono presentate come alternative al presidente Berlusconi. Equilibrismo difficilmente comprensibile e praticabile».
Teme le «scintille» che Fini ha promesso?
«Da quell’incontro con Berlusconi molto è cambiato. Ha dovuto prendere atto che il grosso del suo ex partito non lo avrebbe seguito in un gruppo parlamentare autonomo. Poi ha ammorbidito ulteriormente le sue posizioni dopo che la Direzione ha mostrato come fossero molto minoritarie. L’intervista di ieri, infine, è apparsa una marcia indietro a tutto campo».
Perché far baccano allora?
«C’è un salto dalla richiesta di un confronto, che nessuno discute e che è garantito e sollecitato da Berlusconi, e le ultime dichiarazioni che appaiono perfino scontate. Bisognerà vedere se le ultime posizioni sono un ripiego in attesa di riprendere la polemica oppure una presa di coscienza».
Le dimissioni di Bocchino possono rasserenare gli animi?
«Ho l’impressione che il modo stesso con cui sono state annunciate e spiegate non corrispondono a un atteggiamento realmente positivo. Vedremo».
L’eventualità dispiacerebbe a Fini.
«Quando si vuole collaborare in posizioni di punta con esponenti politici importanti bisogna avere equilibrio. Altrimenti si fanno disastri, politicamente s’intende».
Non sarebbe forse meglio se pure Fini si dimettesse?
«Se Fini intende svolgere un ruolo politico di primo piano, in prima persona, ciò è incompatibile con la funzione di presidente della Camera. Lo si è visto con Bertinotti che non ha giovato né alla sinistra né al prestigio della Camera».
Fini ha detto di non voler rappresentare «la destra con la bava alla bocca». Vi sentite «bavosi»?
«Accenti incomprensibili. Se si pensa che vi sia una destra con la bava alla bocca, lo si dica apertamente. Ancora una volta si parla sempre in termini di antagonismo fra modelli di politica inconciliabili all’interno del nostro partito. Non solo questo non è vero, ma conduce al rischio della rottura».
Se tali contraddizioni non si ricomponessero, sarebbe opportuno andare alle elezioni anticipate?
«Le elezioni sono sempre un estremo rimedio. I nostri elettori non capiscono per quali ragioni, dopo un successo elettorale così netto, si debba parlare di contrasti, di eventuali scissioni e perfino di elezioni. È assolutamente irrazionale».
Oppure, come ha detto Fini, «le elezioni sono il fallimento dell’attuale maggioranza», ossia di Berlusconi e Bossi?
«No. Non sarebbero il fallimento della maggioranza, ma la conseguenza inevitabile dell’atteggiamento irresponsabile di chi ha diviso la maggioranza senza ragione e senza riguardo per il bene dell’Italia».
Non sarebbe meglio se Fini lasciasse il Pdl giacché potrebbe diventare un punto di coagulo di un eventuale malcontento intralciando governo e maggioranza?
«Spero invece che resti nel partito, ma con un atteggiamento e uno spirito positivo e costruttivo. Quello che è certo è che non si può stare in un partito e pensare di costruire una storia in radicale alternativa a quella che stiamo scrivendo insieme a milioni di italiani».
I decreti attuativi del federalismo fiscale preoccupano molto il presidente della Camera. Anche troppo.
«Questioni agitate come causa di divisioni o rischio per la coesione nazionale prima ancora di entrare nel merito. Il vero motivo di dissenso non è per nulla chiaro».
L’espressione «riformare la giustizia senza sacche di impunità» non appartiene al vocabolario del Pdl.
«Sì, è un modo per indicare un’altra destra. Una destra legalitaria e nazionale, come se vi fosse un’altra destra che non è legalitaria o nazionale».
Per Fini non ci saranno «imboscate».
«Fin dal giorno dopo le elezioni avremmo potuto discutere di riforme. Si è perso tempo prezioso e si è danneggiata l’immagine del Pdl. Speriamo si torni presto in carreggiata».
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