E Milano prese lo scettro di «capitale economica»

«Pare ormai pienamente acquisita l’idea che una collezione pubblica non è più un patrimonio spirituale che testimonia della storia di un Paese, la sua memoria visibile tanto preziosa per le nostre democrazie laiche quanto lo erano gli oggetti di fede agli occhi dei credenti nelle società religiose, bensì una semplice mercanzia, suscettibile di essere alienata, scambiata, data a nolo e domani venduta. L’arte ha smesso di avere un significato per trasformarsi in divertimento e i musei sono semplici magazzini di oggetti». Con questa premessa Jean Clair, fondatore dei «Chiers» del Musée National d’Art Modern, già direttore del Museo Picasso e nel 1995 della Biennale Venezia nell’anno del suo Centenario, dopo avere scritto importanti saggi sull’arte e sull’estetica e curato importanti esposizioni internazionali, ha voluto, nell’anno in cui è stato eletto membro dell’Académie Française, scrivere la sua ultima fatica: «La crisi dei musei. La globalizzazione della cultura» (Skira, pag. 110, euro 16. L’opera è stata presentata all’Accademia di Brera, in questa fase critica della prestigiosa istituzione milanese, vuoi per la tanto sospirata collocazione di tutte le sue opere, vuoi per il suo trasferimento come scuola e per la difficile e lunga ristrutturazione della sede storica. Al fianco di Clair, Salvatore Settis, titolare alla Sapienza di Storia dell’arte antica, e Daniele Jalla, anch’egli storico dell’arte, che hanno consigliato di leggere l’atteso volume con tutta la calma necessaria. Contestualmente, si è sollevato il problema della nuova legge che il governo sta varando in campo museale e che vede il ministro Bondi nel mirino di una serie di polemiche per la creazione di una direzione generale dei musei, che si occupi sia di tutela sia di valorizzazione, puntando alla razionalizzazione dell’immenso patrimonio culturale italiano. Al riguardo, Daniele Jalla ha indicato il Louvre come modello fra i musei e ha ribadito che il libro di Clair affronta l’argomento con competenza ma anche con la necessaria disinvoltura, senza annoiare ma senza lasciare nulla di intentato.

Settis ha rilevato come «Francia e Italia sono stati i due soli Paesi a costruire sopra un “concetto” di patrimonio culturale», mentre Clair ha aggiunto che «il museo deve rappresentare la vetrina di una città. Le “mostre evento” devono quindi andare in secondo piano, per valorizzare la storia di una nazione con i suoi propri tesori».

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