«C’è la Gelmini su You Tube!». Il maligno può anche immaginarsi chissà che, la fantasia vola, la classe è piccola, gli scolari mormorano. In verità Il ministro dell’Istruzione è davvero apparsa, di nero vestita, seduta a una scrivania deserta se non di un telefono grigiastro e muto, davanti a una parete malinconicamente spoglia e a pensili privi di un libro o quaderno che fossero.
È apparsa sul suo sito web per un annuncio, come si usa dire oggi, «epocale»: le materie dei prossimi esami di maturità. L’anno scorso sembrava un’idea estemporanea, oggi l’immagine dice che qualcosa è cambiato. L’incantesimo di mezzo inverno è finito, ormai. Il giorno della grande attesa, l’ora X dell’apertura delle buste è un ricordo in bianco e nero come i telequiz di Mike Bongiorno con identiche buste, la uno, la due e la trèèè. Internet ha spento le candele votive, basta un telefono cellulare per conoscere il proprio futuro, la maturità era un mito, adesso è un sito.
In verità mi limito agli ultimi quaranta anni, che sono già una fetta grossa di secolo, agli anni del grande cambiamento, della riforma degli esami, allo sfoltimento delle materie, alla riduzione degli orari, il Sessantotto, anzi il Sessantanove che ribaltò l’esame di Giovanni Gentile, la riforma firmata da Fiorentino Sullo, due materie scritte, due orali, una scelta dallo studente, che pacchia.
Se dovessi andare più indietro nel tempo allora segnalo che l’esame in questione era totale, senza esclusione di colpi, quattro scritti e tutte le materie orali da portare a luglio, nessuna preferenza, nessun dubbio, se volevi davvero essere considerato “maturo” per il dopo, fosse l’università o fosse la vita, non potevi limitarti a un paio di interrogazioni previste, la cartella era pesante, sempre, la testa pure, le occhiaie profonde e le notti lunghissime.
Ma il giurassico mette paura, fa sentire un altro tipo di peso, quello degli anni che non può essere smaltito a differenza del contenuto delle cartelle scolastiche o delle cinghie in gomma che strangolavano i libri e il diario.
Dunque si torna tra i viventi, ahimè. Ora il messaggio corre su due velocità. Mariastella Gelmini ha deciso di rispettare il passato e di pensare al futuro, la nostalgia è un valore, la modernità è un privilegio. Da una parte insegue la tradizione, il ritorno del grembiule, il ripristino di una certa disciplina, la scuola come centro di formazione e non di aggregazione ludica. Mancano soltanto il cestino per la merenda e l’istantanea di gruppo, in bianco e nero seppiato, con la macchina fotografica appoggiata sul treppiede, e il quadro sarebbe completo. Direi ridicolo, anche se vintage. Ma c’è da andare con i tempi.
Dall’altra parte, allora, il ministro accelera seguendo la velocità contemporanea, la comunicazione non può essere più quella del telefono a gettoni, della telescrivente, della busta francobollata, timbrata, sigillata a cera, spedita per posta, annunciata con voce impersonale da un qualunque lettore di radiotelegiornale, letta frettolosamente su un quotidiano.
You tube, Il Tuo Canale, dunque, con tutti gli annessi e connessi. Pensieri e paure svaniscono nel giro di ottantadue secondi, il messaggio è in circuito immediato, il tam tam non ha ostacoli, le attese di un anno evaporano davanti allo schermo che si illumina sulla figura compita del ministro, La Ministra, Lei, proprio Lei che ci parla, come la professoressa dalla cattedra.
Una volta era l’estrazione dei numeri del lotto, la speranza di avere tra le mani o in cartella, il biglietto giusto, vincente, latino, greco per il liceo classico, matematica per lo scientifico e chissenefrega degli altri istituti o discipline, roba piccola, di facile svolgimento. Era il giorno delle scommesse, un po’ scontato, senza particolari colpi di scena ma con un pizzico di tensione nel dubbio di eventuali sorprese dell’ultima ora, una «filosofia» a tradimento, uno «scienze» da fuori gioco.
Un minuto dopo l’apertura delle buste, quasi di colpo, libri, bignami, dizionari delle altre materie diventavano roba straccia, materiale da soffitta e archivio. Quattro mesi con la testa china sui libri prescelti, quattro mesi a disegnare la spiaggia o il bosco, sperando che di mezzo non ci fossero i mondiali di calcio.
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